Nel film “Pasqualino Settebellezze” (1976) di Lina Wertmuller è protagonista la cultura della “metis” (intelligenza pratica) nella sua variante più opportunistica: fai qualsiasi cosa, anche la più ripugnante, per campare. Da un lato, sarebbe offensivo associare questa immagine a quella del premier. Dall’altro, è inevitabile osservare che il suo stile politico così adattativo sia ispirato alla “metis” mediterranea. Ma adotta la “variante di stratagemma”, tipica di Ulisse, oppure sacrifica l’interesse comune per ottenere un vantaggio personale a qualsiasi costo? Chiedersi se Giuseppe Conte sia più un Pasqualino o un Ulisse ha rilievo in un momento delicatissimo per le relazioni intraeuropee e globali dell’Italia. Il premier sta cercando una convergenza forte con Francia e Germania, vero tema conduttore degli “stati generali” in corso. Se tale azione fosse guidata da una “logica Ulisse” potremmo aspettarci un tentativo negoziale compatibile con l’interesse nazionale. Ma se fosse il prodotto di una “logica Pasqualino” dovremmo temere che lo scambio possa essere: tenetemi al governo fino a fine legislatura, aiutandomi a preparare il dopo, e in cambio vi do e faccio tutto quello che volete.
Francia e Germania, nonché i funzionari delle istituzioni europee, stanno cercando, ansiosi, di mantenere integra l’Ue e l’Eurozona scosse da un impatto asimmetrico. La Bce sta emulando la sovranità monetaria delle nazioni attivando procedure di monetizzazione dei debiti, per garantirli e sterilizzarli nel momento in cui gli Stati devono aumentarli per gestire l’emergenza. E lo fa senza rispettare le quote nazionali (capital keys) dando all’Italia di più. Perché? Se non facesse così le nazioni più nei guai dovrebbero chiedere indietro la sovranità monetaria. Per inciso, la Bce sta violando i suoi vincoli di statuto sia perché deve per motivi tecnici, ma anche perché Berlino ha riservatamente dato il permesso pur istruendo alcuni suoi alleati e la Corte costituzionale di fare pressione contraria allo scopo di mettersi in una postura sia generosa sia dissuasiva. La Commissione ha abolito i vincoli di bilancio permettendo enormi deficit agli Stati e, sorpresa, annunciando, su spinta francese e tedesca, l’intento di dare all’Italia più soldi eurogarantiti di quanti l’Italia debba metterne nell’eurobilancio. Il motivo è evitare che l’Italia in affanno, e finora contributore netto, cioè senza ritorno simmetrico, al bilancio europeo trattenga i soldi invece di versarli al bilancio stesso. Certamente questa è una svolta di cui tener conto: l’Ue e la diarchia germano-francese stanno trattando bene l’Italia per evitare che questa diverga. Alcuni sostengono che i poteri europei temano una crisi economica che destabilizzi l’intero sistema. In realtà, il vero timore è che l’Italia usi politiche anticrisi sovrane che sostituiscano il ricorso agli aiuti delle istituzioni europee, avvalendosi solo della postura espansiva della Bce, cosa che in teoria l’Italia stessa avrebbe la possibilità di fare. Il punto: l’obiettivo non è tanto o solo salvare l’Italia, ma tenerla condizionabile. La differenza con il passato è che questa volta il condizionamento è fatto via incentivi e si sposta verso dimensioni diverse dal rigore contabile.
Alla Germania, infatti, interessa presentarsi nei negoziati con America e Cina in una posizione di egemone dell’Ue e per questo la vuole integra e allineata. Berlino sarà presidente di turno dell’Ue nel secondo semestre 2020 e la guiderà nell’incontro periodico, ma quest’anno cruciale, con la Cina a settembre. Inoltre, Angela Merkel è in forte frizione con Donald Trump. La strategia tedesca persegue un obiettivo molto difficile da raggiungere, semplificando: collocare l’Ue in posizione neutrale tra America e Cina in guerra tra loro per mantenere l’accesso dell’export tedesco ai due mercati, trovando un modo per rassicurare l’America, ma anche usando la relazione con la Cina per dissuadere l’America stessa. L’Italia divisa tra pro atlantici e pro cinesi, nonché oggetto di pressioni da parte di America e Cina, potrebbe essere un elemento che indebolisce la strategia tedesca. Pertanto è robusta l’ipotesi che Berlino voglia imporre all’Italia la propria linea geopolitica, senza schizzi fuori tazza. E l’aver configurato il “recovery fund” con un metodo lungo di approvazione che lo porta ad applicazione nel 2021 è uno strumento per evitare che Roma sgusci. La logica Pasqualino porta ad uno scambio: aiutami a stare in sella, dammi qualche soldo e io ti seguo. La logica Ulisse, invece, vedrebbe l’opportunità di schierarsi più decisamente con l’America e grazie a questo condizionare la Germania. La Francia, ora in bisogno e costretta a piegarsi ai tedeschi per avere soldi, sta mostrandosi più pro atlantica proprio per alzare il prezzo della convergenza con Berlino. E sta aumentando la pressione per comprare cose importanti in Italia allo scopo di bilanciare con un sistema economico italo-francese guidato da Parigi lo strapotere tedesco. La logica Pasqualino porta a concedere a ciascuno dei due quello che vogliono, con danno strutturale per l’Italia, in cambio di un sostegno per restare al potere. La logica Ulisse, invece, vedrebbe l’opportunità di ricalibrare le relazioni con ambedue, dando più forza e vantaggio all’Italia nel gioco a tre. Non posso escludere che Pasqualino si trasformi in Ulisse – l’astuzia c’è – ma nel dubbio invito ad una sorveglianza molto attenta.