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Carlo Pelanda: 2020-5-15Milano Finanza e Italia Oggi

2020-5-15

15/5/2020

Segnali di una pericolosa geopolitica del turismo

Si intravedono tentativi di orientare i flussi turistici per motivi strategici nella regione europea. Il premier italiano ha annunciato con molta forza il veto ad accordi bilaterali entro l’Ue che privilegino i flussi escludendo altre aree. Evidentemente è forte la preoccupazione che l’Italia colpita da un impatto particolarmente intenso dell’epidemia, amplificato dai media di tutte le nazioni, possa essere penalizzata, considerando il contributo del settore turistico, più l’indotto, di circa il 12% alla formazione del Pil. Tale rischio ha natura esistenziale per l’economia italiana. Il punto: nell’idea di apertura selettiva o di rinvio dell’apertura stessa dell’area Schengen c’è intenzionalità strategica oppure solo una ricerca funzionale basata sul criterio del minimo rischio epidemico?

Chi scrive percepisce tentazioni strategiche basate sull’uso strumentale di argomenti funzionali. Se così, quali sono i tratti di una geopolitica del turismo? Il primo, difensivo, è certamente l’obiettivo di trattenere i flussi turistici entro una nazione per bilanciare il calo di quelli esteri. Probabilmente il rinvio dell’apertura del confine con l’Italia deciso da Vienna ha tale scopo, vista la propensione degli austriaci ad una migrazione estiva verso le spiagge italiane. Il secondo, offensivo, punta al condizionamento di una nazione molto dipendente dal turismo. Per esempio – fantasioso, ma non infondato – la Germania con un ruolo di grande esportatore di turisti ed una dipendenza economica minore di altri dal turismo stesso, potrebbe condizionare Spagna, Grecia, costa balcanica ed Italia via dissuasione ed ottenere così un loro allineamento geopolitico. Va annotato che la Francia non avrebbe un tale potere e che Parigi e Berlino sono in competizione latente per la supremazia nell’Ue. Qualora prendesse forma nell’Ue la possibilità di attuare tali strategie, l’Italia sarebbe vulnerabile a condizionamenti e/o a esclusioni. Soluzioni? Quella più ovvia è costruire percorsi sicuri in Italia per non farsi classificare come zona rischiosa e allo stesso tempo perseguire una riapertura armonica dell’area Schengen. Meno ovvio è trovare formule convincenti che combinino sicurezza e praticabilità dei luoghi, considerando anche la mobilità non stagionale, supersconti, ecc. Il governo non dovrebbe limitarsi a veti, ma attivare anche sostegni reali ai privati, ora insufficienti, affinché possano sperimentare e comunicare diverse azioni competitive. Cioè riportare il rischio di una penalizzante geopolitica del turismo entro una normale concorrenza territoriale, potenziandola

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