Nello scenario italiano stanno emergendo due punti critici: un gap di liquidità d’emergenza a causa dei limiti di indebitamento e il rischio di una caduta della reputazione del sistema, per gestione sub-ottimale della crisi da parte del governo, che potrebbe ricadere sul (meta)marchio territoriale con conseguenze de-competitive sui marchi aziendali nazionali. Riaprire le attività economiche con calendario molto più rapido di quello che filtra dalle bozze governative appare essere la soluzione migliore per ambedue i problemi, posizione di alcuni governatori delle Regioni più produttive che vedono meglio il primo. Ma ciò implica prendere un notevole rischio.
I medici insistono per non prenderlo, con robuste argomentazioni. Ma se fossero seguite, il numero di morti economiche in Italia potrebbe essere destabilizzante. Pertanto va esplorata un’armonizzazione tra requisiti di salute ed economici. Il fattore chiave dell’armonizzazione stessa riguarda la capacità della popolazione di tenere comportamenti auto-cautelativi. I dati osservazionali fanno ipotizzare che la maggior parte della gente – il 95% secondo una prima stima - ormai abbia capito il pericolo e tenda a seguire le prescrizioni di sicurezza. Restano un 5% di meno scrupolosi e, sul 95% di chi lo è di più, il rischio di errori combinato con frequentazioni inconsapevoli di luoghi non in sicurezza, portando il rischio stesso complessivo di veicolazione del virus a circa un 7%. Gestibile. Potrà essere contenuto da interventi rapidissimi sia di zonazione sia di censimento sanitario e diagnostico, aumentando per il periodo prima del vaccino la densità di presidi medici sul territorio, poi utili per la vaccinazione di massa. In sintesi, il governo dovrebbe valutare l’opzione di distribuire “in basso” la responsabilità di mitigazione del rischio, dando fiducia alla popolazione, piuttosto che negarla e rallentare troppo l’apertura. Se facesse così, il fabbisogno di liquidità d’emergenza sarebbe demoltiplicato così come il volume della catena di insolvenze, portando la domanda di risorse più vicina alle disponibilità. Tutti i governi stanno cercando di riaprire il prima possibile per necessità e/o per vantaggio competitivo: pertanto è gara. L’Italia è anche in svantaggio simbolico perché è apparsa sui media del mondo come bisognosa d’aiuto per insufficienza propria. Un cliente compra simboli oltre che materia, dove nel simbolo c’è il più del margine. Se il profilo dell’Italia restasse pietoso, il danno competitivo per il “Made in Italy” sarebbe duraturo. Per evitarlo bisogna prendere il rischio