L’economia italiana, come altre, è già in recessione profonda a causa del blocco precauzionale delle attività per ben due mesi – al costo di circa 10/12 miliardi alla settimana – ed è a rischio di depressione nel 2021-22 con disoccupazione verso il 20%. Ma la “forchetta” al momento stimata dagli scenari globali mostra anche la possibilità di un caso migliore, a certe condizioni. Riavvio graduale, ma accelerato, del sistema economico favorito, nel secondo semestre 2020, da una capacità di convivenza con il rischio di contagio e di presidio medico limitativo del contagio stesso, anche in caso di nuova ondata virale in autunno. Poi ripresa vera, a “V”, nel primo semestre 2021 spinta dalla previsione di un vaccino entro breve – ci sono circa 50 ricerche nel mondo, tre già in fase di test – o comunque dall’apprendimento in materia di terapie intanto avvenuto nella scienza medica, già visibile. Infatti le Borse stanno limitando la caduta e iniziando a scontare lo scenario migliore. Ma parecchie analisi ipotizzano che l’Italia sarà tra le nazioni con la ripresa più incerta: l’alto debito non permette di finanziare in deficit sufficiente il fabbisogno; la dipendenza dal turismo, settore a ripresa più differita, per quasi il 13% del Pil, fa temere un impatto strutturale; l’inefficienza confusionaria delle istituzioni nella gestione dell’emergenza, un sistema medico sottodimensionato – nonostante l’alta qualità degli operatori – ecc., mettono in dubbio la capacità reattiva dell’Italia. In realtà queste analisi, pur corrette al riguardo dell’inefficienza istituzionale, tra cui spicca l’annuncio di garanzie del credito che in realtà (ancora) non lo sono, e dei limiti di indebitamento, sottovalutano la reattività delle imprese: queste sono già in moto, in sicurezza, e molte non si sono mai fermate. Poi sottovalutano il fatto che l’Italia – nel mondo ottava economia, quinta esportatrice e seconda manifatturiera nell’Ue - è una nazione ricca con risparmio e patrimonio privati tra i più alti nel mondo e con una società “forte”. Il punto: se i consumatori aumentano subito gli acquisti, il mercato interno scenderà meno del previsto, attutendo l’impatto nel 2020 e portando il rimbalzo del Pil 2021 dall’insufficiente 4,8% ora stimato a quasi il doppio. Chi può spenda.