Come gestire l’enorme debito che si sta cumulando nel mondo per bilanciare il blocco dell’economia dovuto alla mitigazione della pandemia? Nei webinar di questi giorni tra ricercatori, analisti e politici di parecchie nazioni molti raccomandano di parlarne “dopo”. Chi scrive ha un’opinione contraria: proprio nel momento in cui il ricorso al debito illimitato è necessario bisogna cercare un modo non depressivo per gestirlo, rendendo pubblica, e quindi più ampia e variata, la missione di ricerca per trovarlo. La difesa della fiducia economica, infatti, va perseguita generando un garante di ultima istanza precisato e non via ambiguità. Il punto: se il debito pubblico d’emergenza dovesse essere tutto classificato come ripagabile, il peso sarebbe tale da destabilizzare l’economia globale e pertanto una parte di esso o tutto dovrà essere cancellato o sterilizzato. Per inciso, tale problema era già presente prima della crisi epidemiologica, ora questa impone di risolverlo.
Chi scrive ritiene che non ci siano soluzione ordinarie e che vadano cercate quelle d’eccezione. Ciò non vuol dire abbandonare la gestione “classica”, cioè ridurre il costo del debito per poterne fare di più e poi pian piano ridurre il debito stesso via crescita e inflazione controllata. Ma tale gestione implica che l’economia internazionale riparta entro 3-4 mesi a un buon ritmo, così demoltiplicando il fabbisogno di liquidità d’emergenza generata con indebitamento. Con tre miliardi di persone, numero crescente nel globo, bloccate non è esclusa una ripartenza entro l’estate, ma è improbabile una ripresa forte e veloce. Potrebbe esserlo solo trovando modi per far convivere persistenza del contagio e attività economiche nazionali e internazionali. Ma la probabilità che prima della ripresa a U e del vaccino ci sia un anno a L è, al momento, elevata. Inoltre, già il debito cumulato è difficilmente sostenibile, anche considerando che gran parte dei debiti privati e aziendali nel periodo di apnea produttiva dovranno essere necessariamente cancellati dagli Stati creditori/garanti per non distruggere l’economia. Ciò fa ipotizzare un limite pesante ai rimedi di politica fiscale. Per superarlo, la prima ipotesi d’eccezione da esplorare è l’assorbimento perenne di un tot di debito nel bilancio delle Banche centrali, cancellandolo da quello degli Stati e quindi dei privati in stress. Chi scrive pensa che non abbiamo ancora capito l’immensa flessibilità della moneta fiduciaria e del suo uso nella costruzione di una nuova funzione (meta)monetaria di garanzia di ultima istanza. Cerchiamo di capirla.