Salute ed economia sono priorità parallele pur dovendo la seconda necessariamente adattarsi ai requisiti della prima. Un tale adattamento è certamente possibile con misure adeguate che evitino il blocco delle attività produttive e dei flussi commerciali nel cuore economico dell’Italia sottoposto a misure straordinarie di confinamento e distanziamento sociale per contenere il contagio del virus. Le associazioni produttive sono mobilitate e stanno premendo il governo affinché le specifichi il prima possibile. Molte imprese stanno adottando iniziative sia di loro continuità operativa sia di aiuto, così come molte banche. Quindi è in atto una reazione attiva, e anche creativa, da parte delle unità economiche e non una passiva. Ciò dovrebbe aiutare il dialogo tra istituzioni nazionali e locali e i privati per trovare soluzioni efficienti ed efficaci contro il rischio di crisi economica – crescente - a seguito di quella sanitaria.
Cosa serve alle aziende? Subito una “liquidità tampone” che compensi la caduta dei volumi di affari per quelle più colpite ottenibile dalla istituzione rapida di un fondo statale di garanzia per il credito, soprattutto, alle piccole e micro: “fino a” 40 miliardi per i prossimi 6 mesi, 8-9 entro marzo (in forma di mutuo speciale con rientro lungo). Tale misura (nazionale) ridurrebbe i possibili fallimenti e licenziamenti nonché le insolvenze a danno del sistema bancario. Devono essere definite poi le condizioni di sicurezza per il trasporto delle merci allo scopo di evitare il blocco delle produzioni nelle zone confinate, materia in via di precisazione nella giusta direzione, ma ancora da formalizzare in dettaglio. Il chiarimento deve estendersi ai flussi nel mercato europeo e globale dove si temono problemi. In questa emergenza le istituzioni locali e i prefetti sono molto più rilevanti di quanto finora valutato. Per esempio, se controllassero puntuativamente il rispetto dei protocolli di sicurezza negli esercizi commerciali aumenterebbero le frequentazioni riducendo la paura degli utenti. Le istituzioni economiche locali, che hanno soldi, dovrebbero richiedere la rimozione dei vincoli burocratici che ne impediscono l’erogazione immediata nonché premere lo Stato affinché sblocchi i denari già stanziati per lavori pubblici nel loro territorio. I cuscinetti anticrisi già stabiliti dal governo, per esempio rinvii delle tasse, vanno bene, ma sarebbero inutili se si bloccassero le attività produttive e commerciali.