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Carlo Pelanda: 2020-2-23La Verità

2020-2-23

23/2/2020

Dubbi da chiarire

Il 1° dicembre 2020 l’Italia assumerà la presidenza di turno del G20 fino al 30 novembre 2021. C’è quindi un tempo sufficiente per chiarire, ed eventualmente correggere, le anticipazioni sull’agenda che Roma proporrà alle altre nazioni, fatte dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri in occasione di un convegno in Arabia saudita: contrasto globale all’evasione fiscale e, in particolare, a quella possibile attraverso criptovalute. C’è un problema? Apparentemente no perché la trasparenza è uno standard essenziale per il funzionamento ordinato dei sistemi finanziari e del ciclo globale del capitale. Ma il modo con cui questo ministro ha enfatizzato il tema induce sospetti. Inoltre, siamo proprio sicuri che sia interesse nazionale che l’Italia spinga questo tema economico a livello G20 e non altri? Valutiamo.

Il sospetto. Dal 2018 seguo con orrore il progetto della “Commissione indipendente per la riforma della tassazione internazionale delle aziende (ICRICT)”. Questo è un organismo internazionale privato promosso da decine di associazioni culturali e politiche nonché sindacali che recentemente, nel marzo 2019, ha definito come segue la propria missione: “misurare e affrontare l’ineguaglianza contrastando elusione, evasione fiscale, corruzione e flussi finanziari illeciti”. Con quale strumento? Con la creazione di un “Registro globale dei beni” (Global Asset Registry). Quando ho letto ieri in una nota d’agenzia che Gualtieri ha anticipato che l’Italia "spingerà per ulteriori progressi nell'area della trasparenza fiscale" intesa – prosegue la nota - come accesso delle amministrazioni fiscali a una maggiore mole di dati e informazioni per contrastare l'evasione, mi sono chiesto: sta intenzionalmente sostenendo il progetto neocomunista planetario dell’ICRICT di controllo totale dei beni di tutti nel mondo – che raccoglie pensatori e politici di estrema sinistra – oppure semplicemente invocando una maggiore collaborazione tra le polizie fiscali delle nazioni. Cioè, sta cercando di istituzionalizzare sul piano globale un’ideologia neocomunista oppure di contribuire al miglioramento tecnico degli scambi dati fiscali. Nel secondo caso non vedo problemi perché il requisito di trasparenza viene condizionato, nelle democrazie, dal diritto alla privacy e dalla proporzionalità fiscale. Nel primo, invece, vedo il tentativo di sviluppare uno standard mondiale dove la privacy non esiste più e il reddito/patrimonio viene tassato in base ad un criterio di “equalitarismo autoritario”, cioè di esproprio. In questa attenzione certamente pesa il mio liberalismo che sì promuove l’eguaglianza delle condizioni iniziali di vita degli individui, ma che poi li rende responsabili del loro destino e quindi più stimolati a lavorare per averne uno. Ma il problema non è solo ideologico. Riguarda il dare legittimità, con la scusa della trasparenza globalizzata, a sistemi di controllo totale sugli individui permessi dalle nuove tecnologie. Nei regimi autoritari è già visibile la tendenza, la Cina nazionalsocialista in avanguardia. Le democrazie stanno lentamente scivolando verso analogo regime dove l’esigenza di raccogliere più tasse combinata con la ricerca del consenso degli impoveriti via assistenzialismo e l’incapacità/difficoltà dei governi di attuare riforme di efficienza le spinge a dettagliare i controlli individuali pian piano comprimendo le garanzie di una democrazia liberale fondata sullo Stato di diritto. Gualtieri è complice del tentativo di accelerare la tendenza detta? La sua storia personale di docente di storia con fuoco di ricerca sul Partito comunista non permette di escluderlo. Affari suoi? Veramente parla a nome del governo e di tutti noi: per questo il sospetto che stia rappresentando gli interessi di una setta, tra l’altro di potenza crescente, e non dell’Italia va segnalato per poter rassicurare i cittadini italiani pro-democrazia liberale.

Immagino il lettore che ridendo si chiede: proprio in Arabia lo ha detto? Ma, seriamente, c’è un altro problema. Il G20, dopo l’esplosione del conflitto tra America e Cina, è un organismo senza significato politico. Serve però come luogo di dialogo tra nazioni e di preparazione di convergenze da attuare su altri tavoli internazionali. Veramente l’Italia ha interesse a proporre la priorità del controllo patrimoniale, per altro già perseguita da organismi specializzati? Secondo me avrebbe più interesse a spingere un’agenda con altri temi rilevanti che hanno bisogno di pre-consenso globale. Per esempio, la creazione di un “medico globale” finanziato adeguatamente – quindi materia economica - per un controllo e contrasto più rapido delle epidemie per potenziare le capacità operative dell’Organizzazione mondiale della sanità, evidentemente sottodimensionata. Ci sarebbe molto consenso ad una proposta di creare un fondo dedicato mondiale per interesse di tutti e si potrebbe tentare di metterne la sede a Roma. O altro del genere. Invece no: Gualtieri propone uno standard mondiale di repressione fiscale. Anche ciò è motivo dei sospetti citati. Prego di non condannarlo solo in base ad un sospetto, ma anche di chiedergli chiarimenti via interrogazioni parlamentari. Nell’occasione, tra i temi, suggerisco anche di chiedergli spiegazioni su alcune posizioni eccessivamente filo francesi, altre troppo euroconformiste e, in generale, se ha capito che in fase di recessione bisogna attivare una politica fiscale stimolativa d’emergenza. In conclusione, il profilo tecnico e politico di questo ministro va chiarito, non con pregiudizio, ma con incisività.

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