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Carlo Pelanda: 2020-1-19La Verità

2020-1-19

19/1/2020

La connessione strategica fra teatri libico, mediterraneo e balcanico

C’è un motivo in più di interesse nazionale italiano per far cadere il governo di Fayez al Serraj. Questo ha firmato con la Turchia un trattato che, semplificando, genera un’area di sfruttamento esclusivo turco-libico dei fondali marini che include tutto il Mediterraneo orientale. Tale trattato fornisce ad Ankara un motivo formale per contrastare i diritti di sfruttamento di un’area ricca di grandi giacimenti sottomarini di gas per la Cipro che è parte dell’Ue (l’altra è occupata dalla Turchia) e per interferire nel progetto di gasdotto che dovrebbe portare il gas estratto dai giacimenti di fronte alle coste di Israele in Grecia, via Cipro, e poi in Italia. Si consideri che dopo l’accordo energetico tra Israele ed Egitto anche il gas egiziano potrebbe arrivare in Europa via questa linea. E che gli enormi giacimenti al largo dell’Egitto sono gestiti principalmente dall’Eni. Per la Turchia e la Russia tale gasdotto è un grave problema perché riduce l’importanza di quello appena inaugurato che porta il gas russo dal Mar Nero, saltando l’Ucraina, via Turchia all’Europa orientale. Questo è uno dei motivi per cui la Russia, pur alleata informale di Khalifa Haftar, sta convergendo con la Turchia per aiutare la sopravvivenza del governo di al Serraj. Non è interesse nazionale che ciò avvenga.

Mesi fa la marina militare turca ha costretto una nave dell’italiana Saipem, affittata dall’Eni per compiere esplorazioni al largo di Cipro, a tornare indietro. Ankara ha motivato il gesto dichiarando che anche la Cipro turca ha diritti di sfruttamento e concessione. In realtà Recep Erdogan ha bisogno di una politica di potenza che anche porti soldi per contrastare la crisi interna e l’isolamento esterno. Per questo ha trovato sponda nella Russia, ben felice di penetrare una nazione Nato. Ma tale azione è in contrasto diretto con gli interessi di Arabia, Emirati ed Egitto (finanziatori e fornitori di Haftar) e di Israele, Cipro e Grecia nonché Italia. Va aggiunto che la Turchia sta penetrando l’area con presenza islamica dei Balcani e la Russia, che già influenza la Serbia, sta cercando di attrarre nel suo blocco economico Slovacchia, Ungheria ed altri balcanici. Tale doppia penetrazione è facilitata dal veto francese all’inclusione nell’Ue di Macedonia del Nord e Albania e dalla pericolosa tentazione tedesca – svelata da alcuni studi in corso – di lasciar fuori dall’Ue alcune nazioni balcaniche per renderle zone cuscinetto dove collocare i migranti, creando così un’ambiguità sul destino dei Balcani che è diventata vuoto geopolitico. Questo porta gravi rischi a Italia, Austria, Ungheria, Grecia, Romania e Bulgaria, nonché ai Balcani tutti, che rende urgenti contromisure. In sintesi, il fronte oggetto di valutazione strategica per l’Italia è molto più ampio del teatro libico, ma è in Libia che dovrà esserci il primo blocco dell’espansionismo turco (e russo).

Il problema del come è dato dal fatto che l’America ha bisogno della Turchia per mantenere la pressione sull’Iran e che non vuole rompere del tutto con Ankara perché se Erdogan perdesse le elezioni poi la nuova maggioranza sarebbe filo-occidentale. Inoltre il sostegno turco agli islamici turcofoni ai confini della Cina e residenti nella sua regione nord-occidentale è un assetto non irrilevante nella guerra contro Pechino. E senza il sostegno statunitense un confronto limitativo della Turchia sarebbe inefficace. Anche perché la Germania – con 3,5 milioni di turchi residenti – non vuole frizioni aperte con Ankara e la Francia è in una fase di crisi interna che la rende debole all’esterno. Infatti Angela Merkel vuole che la conferenza di Berlino sulla Libia internazionalizzi il caso, ricorrendo all’ombrello Onu, congelando il conflitto a favore di al Serraj e della Turchia. Per tale motivo il blocco dei turco-russi può avvenire solo facendo cadere il governo al Serraj e così far decadere il trattato detto sopra.

L’Italia dovrebbe favorire questa soluzione con il sostegno di Israele, Grecia, Cipro, Egitto, Arabia ed Emirati. Dovrebbe farlo in modi riservati concordati con l’America, trovando una qualche soddisfazione per la Turchia che la compensi della sconfitta e la tenga in relazione diplomatica positiva. Per bloccare sia Turchia sia Russia nei Balcani, in modi non conflittuali, dovrebbe prendere la leadership di un progetto “Lago Adriatico” (già impostato da Mario Baldassarri nel governo 2001-06 con la consulenza mia e di Laris Gaiser) dove includere Grecia, Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia nonché la Serbia stessa con lo scopo di creare una zona economica speciale ed un sentiero di pre-inclusione nell’Ue e nella Nato, pur remoto e condizionato, associando anche Austria, Ungheria, Romania e Bulgaria con un sostegno statunitense che induca Germania e Francia a non interferire. Per convincere meglio l’America, tendenzialmente favorevole in funzione anti-russa, l’Italia dovrebbe, in cambio, anche aumentare il sostegno alla compressione statunitense dell’Iran. L’Italia ha i mezzi per attuare la strategia qui abbozzata, la nostra intelligence e diplomazia sono capaci di sostenere tecnicamente un governo che la tenti e pertanto questo deve decidere se fare ammuina o sul serio per l’interesse nazionale composto con quello di altri europei.

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