Parecchi attori di mercato si stanno chiedendo se il Regno Unito a conduzione Johnson abbia o meno una Grand Strategy post brexit. La sensazione è che la stia costruendo rapidamente. La precedente perseguita dal governo Cameron nel 2015-16 tentò di creare un Regno Unito autonomo dalle alleanze con America ed Ue, ma restandovi, con forti capacità di influenza geopolitica e con lo scopo di rendere Londra uno hub globale di affari e quindi nuovamente centrale. Riuscì sul lato del negoziato con l’Ue, di fatto una brexit sostanziale anche se non formale. Riuscì inizialmente su quello della convergenza trilaterale tra Londra, Berlino e l’America a conduzione Obama per la costruzione di un mercato euroamericano con standard unici (Ttip). Ma implose a seguito della sconfitta nel referendum indetto da Cameron (2016) per tentare di bloccare l’ascesa del partito nazionalista anti Ue di Farage. Va aggiunto che prima di ciò l’America intervenne per limitare l’apertura britannica alla Cina e che la Germania, su pressione russa, cinese e francese, ridusse il suo entusiasmo per il Ttip. Lezione: le condizioni interne ed esterne non permettono a Londra strategie di autonomia e centralità troppo ambiziose. Ipotesi: ma non per questo la Grand Strategy britannica rinuncerà agli obiettivi di quella formulata da Cameron pur calibrandola in modo più attento ai vincoli di realtà.
Scenario. Londra sta già segnalando a Washington che non diventerà suo satellite e sta costruendo una relazione bilaterale convergente con Germania e Francia, usando la prima per ridurre la condizionalità della seconda per un trattato di libero scambio. Qui si nota la continuazione della strategia britannica di mantenere buone relazioni con Ue e America, ma tutelando la propria autonomia. Londra rafforzerà la sua rilevanza militare-industriale e il profilo di protettore dell’area baltica contro la minaccia russa, anche velata minaccia di nordexit nel caso di formazione di una sovranità Ue imperiale. Userà la relazione con la Cina come mezzo di scambio con l’America. In sintesi, la probabilità di isolamento del Regno Unito dal ciclo internazionale del capitale e degli scambi è bassa, pur con qualche incertezza nel breve. Se così, ciò ridurrà l’indipendentismo della Scozia. Ma la vera partita strategica dovrà essere giocata sul piano della competitività fiscale, regolamentare e tecnologica. Per tale motivo potrebbe essere vantaggioso prendere posizione nel Regno Unito, in particolare per il business italiano, considerando che per circa un anno molto sarà a sconto e/o facilitato.