Anche se Russia e Turchia non hanno in realtà tutto il potere condizionante oggi loro attribuito dai più, tuttavia sono ambedue in postura di forte espansione. Ciò pone all’Ue un nuovo problema di definizione e difesa dei propri confini e delle aree di influenza economica: il rischio è perdere i Balcani e parte dell’oriente europeo e mediterraneo, con danno politico ed economico per tutta l’Ue stessa e più grave per Italia, Austria, Grecia, Croazia e Slovenia.
Mosca ed Ankara, in realtà, stanno cogliendo l’opportunità del vuoto politico lasciato dall’indecisione europea. La Francia si oppone all’allargamento dell’Ue in generale e in particolare nei Balcani, posizione che ha già rinviato la candidatura di Macedonia del Nord e Albania, motivata da una linea di “approfondimento dell’Ue prima di eventuali allargamenti”, proposta che farà quando prenderà la presidenza di turno dell’Ue nel 2021. La Germania, che avrà tale presidenza nel 2020, è tradizionalmente favorevole all’allargamento, ma sta valutando (a livello di “non-paper”) di lasciar fuori alcune nazioni balcaniche per renderle zone cuscinetto dove collocare i migranti. In sintesi: Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Kosovo, nonché Bosnia, non hanno un chiaro destino di inclusione. La Serbia è già dominio russo. In tale ambiguità la Turchia si sta infilando nelle aree islamiche balcaniche e la Russia preme le nazioni dette, anche corteggiando Ungheria, Slovacchia, ecc., affinché entrino sempre più in relazione con il blocco euroasiatico. L’Ue non vorrà includere l’Ucraina per lasciarla cuscinetto con la Russia. Ankara ha definito un’area di sfruttamento marino turco-libico con cui tenta il condizionamento delle risorse energetiche di tutto il Mediterraneo orientale, motivo per cui vuole tenere in vita il governo di al Serraj che ha siglato il trattato. In sintesi, c’è il rischio di un restringimento sostanziale e destabilizzante dell’influenza europea verso est. L’America contrasterà la penetrazione russa, ma ha bisogno di Ankara per la pressione sull’Iran e ciò crea indecisioni. Possibili soluzioni: a) portare questo tema, ora sottotraccia, alla luce e formare una coalizione di europei a favore dell’allargamento, con un progetto “Lago Adriatico” che determini un destino, pur remoto e condizionato, di inclusione per tutti i balcanici, Serbia compresa, contendendola alla Russia, nonché per l’Ucraina; b) far cadere il governo al Serraj in Libia per abolire il trattato marino siglato con la Turchia, riportandola entro i suoi confini. In questo scenario l’Italia è chiave.