La rilevanza geopolitica passiva dell’Italia è rilevante da sempre. Sta aumentando in questi mesi perché in molti conflitti internazionali latenti o aperti il controllo dell’Italia ha un enorme valore strategico. Il governo è diviso e ciò rende l’Italia “contendibile”, cioè influenzabile da poteri esterni. E’ visibile, infatti, non solo un incremento dei giochi condizionanti, ma anche dell’intensità offensiva e/o dissuasiva degli stessi, per esempio alcuni “strani incidenti”. Il punto: all’instabilità generata spontaneamente dai partiti nel sistema va aggiunta quella indotta da crescenti pressioni esterne. E c’è il rischio che l’amplificazione della prima generata dalla seconda porti ad un cambio esogeno di governo, come nel 2011, o comunque a situazioni dannose per l’interesse nazionale.
La Francia ha la priorità di varare una Difesa europea francocentrica, con un disegno prospettico post-Nato, e di incorporare l’industria militare italiana per evitarne la concorrenza e la divergenza su programmi di interesse vitale per la tecnologia che comprometterebbero il disegno di Parigi. Ciò implica annullare aziende come Leonardo, indebolire Fincantieri per costringerla a trasformare la sua acquisizione di cantieri francesi in una maggioranza francese di fatto, mettere in difficoltà l’industria spaziale italiana per comprimerla sotto l’ombrello francese, ecc. Inoltre, Parigi deve tenere a bada Roma sulla questione della Brexit: se, infatti l’Italia prendesse una posizione pragmatica – per esempio aprire subito il negoziato per un trattato di libero scambio con il Regno Unito allo scopo di rendere inavvertibile il distacco britannico - allora la Francia avrebbe più problemi a mantenere un atteggiamento punitivo contro Londra per dissuadere altri europei a disallinearsi, considerando che su questo punto Berlino potrebbe prendere una posizione simile a quella italiana. In sintesi, Parigi ha la necessità urgente che l’Italia sia guidata da un governo amico. Che anche non cada nella tentazione di aderire all’invito statunitense di aiutare le scorte alle petroliere nello stretto di Hormuz, cosa che romperebbe il fronte europeo caratterizzato da intenti morbidi verso l’Iran. Londra ha aumentato la sua presenza informativa in Italia, al momento pare amichevole. Gli Stati Uniti premono sull’Italia per fare barriera alla Cina e la considerano una risorsa per mantenere il sistema europeo in convergenza pro-atlantica, ma non stanno difendendo l’Italia stessa, anche se in questi giorni ci sono abboccamenti, ipotizzo, per valutare il problema. La penetrazione cinese continua con insistenza e mezzi riservati nonostante la depoliticizzazione dell’accordo sino-italiano recentemente affermata da Palazzo Chigi. La Russia preferisce buone relazioni diplomatiche aperte con l’Italia e mantiene le pressioni entro questo limite. Il Vaticano, invece, è schierato con la Cina e le offre l’Italia in cambio di più potere sulla nomina dei vescovi cinesi, ma è talmente diviso all’interno da indebolire tale azione, pur restando pressione non irrilevante per un cambio di governo che si è combinata con quella della sinistra europea e statunitense.
I giochi di influenza estera si avvalgono di proxy italiani. Parte di questi operano sinceramente in base a loro convinzioni. Altri sono reclutati. La nostra sicurezza ha le mappe nonché una chiara visione delle situazioni, ma la mancanza di coesione nella conduzione governativa non permette di attivare difese corrispondenti. Più pericoloso, le diverse sensibilità di ministri a stimolazioni estere mettono in seria difficoltà e divergenza gli apparati di sicurezza e perfino la nostra Difesa sul piano delle politiche industriali militari e delle operazioni. Nel passato l’Italia si difese da pressioni esterne generando un disordine artificiale per spiazzare chi voleva condizionarla, uno splendido caso da insegnare nei corsi di intelligence. Ma in quelle occasioni c’era un governo, o almeno un nucleo di esso, che governava una strategia di “deception”, l’unica efficace in situazione di debolezza negoziale della nazione. Ora il disordine è massimo, non è governato, e rende più facile penetrare le istituzioni italiane. Quindi la priorità è eliminare la contendibilità dell’Italia dandole un governo serio. Due alternative: (a) o andare al voto contando su una probabile maggioranza netta di centrodestra con un progetto atlantico e di compatibilità tra Ue e gli interessi nazionali; (b) o ricompattare governo e maggioranza attuali in nome di un progetto nazionale che tenga l’Italia entro l’Occidente e la Nato, non ceda patrimonio tecnologico-industriale a Francia e Cina, persegua una configurazione dell’Ue “bilanciata” e non più strumento di potere asimmetrico di Francia e Germania e affermi un ordine interno che rigeneri uno Stato forte e non contendibile. Al Quirinale: invece di dire che non fa politica, cortesemente, indirizzi i politici verso questa direzione