Novità 1: un numero crescente di piccole-medie imprese famigliari è disponibile ad aprire l’azionariato. Ma la maggior parte cerca investitori in minoranza per la comprensibile ragione di voler mantenere la proprietà famigliare. Tuttavia è altrettanto comprensibile la cautela degli investitori a mettere soldi in aziende non quotate senza garanzie di disciplina. Novità 2: sempre più fondi di investimento esteri, anche perché alla ricerca di rendimenti in nuove aree e settori, stanno scoprendo il potenziale di qualità e crescita delle piccole-medie imprese italiane e che questo non è ancora sfruttato. Il punto: c’è una possibilità di incrocio tra domanda e offerta di investimenti nel settore industriale come mai c’è stata finora in Italia. Ma non c’è ancora il luogo dove tale incrocio possa avvenire in modi fluidi e quantità rilevanti. E’ il momento di cercarlo.
Certamente il potenziamento del segmento Aim di Borsa italiana potrà generarlo. Un fondo di private equity potrà considerare un investimento di minoranza a fronte della certezza di poter uscire dopo la quotazione. Così uno di private debt potrà considerare tra le garanzie la convertibilità del credito in equity. Quale potenziamento? La facilitazione fiscale per la quotazione è già incentivante, ma potrebbe esserlo di più. L’effetto vetrina per i marchi potrebbe essere rafforzato e internazionalizzato. Così come il segmento potrebbe attrarre la quotazione di piccoli residenti in tutta l’Ue. L’incentivo per fondi specializzati in Pipe, cioè investimenti tipo private equity su aziende quotate, potrebbe aumentare la liquidità del segmento stesso. Il potenziale di piccole aziende quotabili, in base ai dati correnti, è di almeno 3.000 unità. Per le micro-imprese, start up e aziende in ristrutturazione sarebbe utile un segmento Pre-Aim dove l’azienda si presenta al mercato, senza quotazione, per imparare a dialogare con esso. Qui il potenziale è superiore alle 5.000 unità. Un altro potenziamento potrebbe essere quello di facilitare mini Spac e Venture Spac, cioè consorzi di investitori che si quotano per poi comprare aziende, quotandole per fusione. Potrebbe essere poi convincente facilitare la prassi di quotazione progressiva: prima sull’Aim poi, consolidata l’azienda, sullo Star, ecc. La possibilità di avere la più grande Borsa al mondo e relativo tiraggio per il Pil, però, dipende da quanto l’Italia verrà percepita dal mercato una zona sicura. Ciò è un buon motivo per la politica di mettere in priorità la riduzione del debito come forma indiretta, ma sostanziale, di politica industriale.