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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2019-6-7Milano Finanza e Italia Oggi

2019-6-7

7/6/2019

La centralità dell’Ue nello scenario globale

L’architettura del mercato globale è in bilico tra due configurazioni prospettiche: frammentazione in una molteplicità di blocchi regionali e bipolarizzazione tra sfere di influenza statunitense e cinese. La configurazione precedente fondata sulla globalizzazione amerocentrica indifferenziata è stata rotta dalla valutazione statunitense di insostenibilità delle relazioni commerciali asimmetriche e di perdita di potenza nei confronti dell’emergente impero cinese. Nel 2017 il governo Trump ha abbandonato il metodo del “soft power” adottato da quello Obama nel 2013 per rendere sostenibile e prevalente l’impero americano ed ha applicato lo “hard power”, inteso come impiego dissuasivo dell’accesso al mercato interno statunitense e pressioni condizionanti. Negli ultimi due anni è stato possibile cumulare dati che permettono di probabilizzare il nuovo scenario.

Risultati preliminari. In generale, l’azione statunitense sta provocando controreazioni superiori a quelle previste ponendo a Washington il dilemma se intensificarla, moderarla o trasformarla. Infatti i dati mostrano che l’America non riuscirà ad ottenere l’obiettivo condizionante voluto senza rischiare danni. Per questo varierà la strategia: più bastone con la Cina, meno con la Russia, l’Ue e il Giappone. La calibratura dell’azione verso Iran, Messico, ecc., dipenderà da quante “nemicizzazioni” serviranno per scopi elettorali. Carota verso Londra, per altro sospettosa, in preparazione di un blocco anglofono nel caso la regionalizzazione del sistema globale diventasse multipla. In sintesi, l’America – anche in caso di post Trump - sposterà la strategia per creare un’area di influenza più grande della Cina, ma senza cercare di destabilizzarla, cercando di portare a bordo europei e democrazie asiatiche. Se così, ciò rende l’Ue l’oggetto di conquista più rilevante del pianeta per America, Cina (e Russia), la prima forse anche a disposta a spaccarla pur di non perdere l’Eurasia occidentale, ma anche l’alleato essenziale per i poteri in competizione. In particolare,  l’Ue ha l’opportunità strategica di essere parte attiva, invece che passiva e neutralista come ora, per proporre essa stessa un convergenza euroamericana, chiedendo in cambio uno spazio di relazioni economiche con la Cina, così aiutando la ristabilizzazione del mercato internazionale pur nella configurazione neo-bipolare e la ricostruzione prospettica di un prestatore di ultima istanza globale attraverso la convergenza euro-dollaro, gestito da un G7 rinnovato, per ridare un pilastro di fiducia, ora mancante, al ciclo mondiale del capitale.    

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