Commentatori e analisti hanno, per lo più, dato poco peso al recente incontro a Soci tra Mike Pompeo e Sergei Lavrov, limitandosi ad annotare che i due hanno concordato di essere in disaccordo su tutto senza voler approfondire il perché abbiano preparato una lista molto dettagliata delle divergenze. Chi scrive ritiene che l’aver chiarito i punti di frizione implica l’avvio di negoziati di convergenza, sensazione sostenuta dalla creazione di due team negoziali permanenti. La consultazione aperta – quella riservata mai interrotta – è stata resa possibile, sul lato statunitense, dalla chiusura del Russiagate. Il residuo del caso, cioè l’interferenza russa nelle elezioni statunitensi, è stato trattato con linguaggio di “archiviazione dissuasiva” da parte di Pompeo: cose del passato che non devono ripetersi più. Ovviamente l’amministrazione Trump dovrà marcare un approccio duro nei confronti di Mosca fino alle elezioni del novembre 2020 per non farsi attaccare all’interno e per rassicurare gli alleati baltici ed europei orientali esposti alla pressione russa. Infatti Pompeo ha ribadito che l’America non riconosce l’annessione russa della Crimea, che manterrà le sanzioni, ecc. Ma America e Russia hanno confermato una stretta collaborazione per nuovi accordi di limitazione degli armamenti nucleari, intento che nessuno può criticare, e sull’inclusione della Cina in tali trattative. Questo è un segnale molto importante perché indica che l’America accetta la Russia come partner, riconoscendo a Mosca uno status di interlocutore alla pari, obiettivo perseguito da Putin dal 2001 e mai ottenuto. In cambio, la Russia ha certamente offerto un atteggiamento calmierante, pur restando divergente, nei casi iraniano e venezuelano, motivo delle dichiarazioni di rinuncia all’azione armata da parte statunitense nei due teatri, e di consultazione per quelli mediorientale e nordafricano. Ciò darà un contributo stabilizzante al mercato globale, nel breve. Nel medio-lungo, se Trump sarà rieletto, non è escludibile un accordo sul caso ucraino e la fine delle sanzioni se, in cambio, Mosca otterrà – oltre alla limitazione dell’espansione inclusiva dell’Ue - il riconoscimento di potenza partner con diritto ad una propria sfera di influenza concordata con quella americana, ovvero un presidio congiunto sulla maggior parte dell’Eurasia. E’ presto per probabilizzare, ma a Soci è stato avviato un tale possibile scenario, non di poco peso. L’Ue? Se America e Russia convergono ne comprimeranno lo spazio geopolitico, ma avrà il maggior beneficio economico se il mercato russo si riaprirà.