Avrebbe dovuto l’Italia richiamare i propri ambasciatori a Parigi e Berlino dopo la sigla bilaterale del Trattato di Aquisgrana, che di fatto segna la fine del progetto di un’Ue basata su rapporti simmetrici tra nazioni e lo trasforma in un impero franco-tedesco con l’intento di satellizzare gli altri, allo scopo di segnalare con la dovuta forza che Roma richiedeva un chiarimento e che teneva aperte tutte le opzioni se questo non fosse stato conforme al mantenimento di un’idea di Europa senza padroni. E tanto più dovrebbe farlo ora dopo che da qualche giorno è diventato evidente il disegno di dominio industriale congiunto nel settore dell’alta tecnologia ed industria militare, i due connessi, segno di un orientamento, di fatto, post-Nato e di realizzazione di una “sovranità europea” con comando nucleare francese. Ma Roma non può farlo perché Emmanuel Macron ha colto l’occasione dell’ingenuità e impreparazione di Luigi di Maio e soci, nonché di un governo scoordinato, che non ha messo un confine netto fra relazioni tra Stati e confronto tra partiti, come è prassi consolidata, per depotenziare Roma, richiamando l’ambasciatore francese e costringendola a scusarsi. Infatti, se l’Italia chiedesse i sacrosanti chiarimenti detti sopra questi verrebbero tacciati di polemica antifrancese ed antieuropea, per altro sostenuti dal bizzarro europeismo di molti commentatori e politici italiani che non si sono resi contro del significato de-europeizzante e post-atlantico dell’accordo di Aquisgrana e dell’enorme pericolo che ciò comporta per l’Italia.
Precisiamolo. La Francia punta a dominare l’industria europea tecnologica e della difesa allo scopo di usare le risorse Ue per sostenere il proprio sistema nazionale, in relazione bilanciata con la Germania, ma condizionante o predatoria con gli altri. Poi punta a francesizzare il comando nucleare di una futura difesa europea post-Nato, motivo per cui ha offerto a Berlino, e non all’Ue, la condivisione del seggio francese nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, e rendere l’Ue “framanizzata” un blocco regionale capace di restare autonomo tra Cina e America, scegliendo tra i due a convenienza. Sul momento il Trattato di Aquisgrana è sembrato fuffa. Ma i fatti delle ultime settimane indicano che la Germania, principalmente per reazione alla frizione con l’America, lo eseguirà sul serio. Berlino ha cancellato l’acquisto degli F35 americani (ma anche inglesi, italiani, ecc.) e deciso di costruire un caccia franco-tedesco di sesta generazione, così come ha siglato accordi simili in una decina di settori, dai carri armati alle navi. Ciò fa intendere che nei consorzi europei di tecnologia e militari la Framania avrà il dominio comprimendo gli altri, Italia in particolare, ma chiedendo loro i soldi. In sintesi, il pericolo più immediato è la deindustrializzazione tecnologica dell’Italia per compressione geopolitica nei consorzi europei. In prospettiva, c’è il pericolo di dover scegliere tra la Nato e una difesa franco-tedesca dove l’Italia non può rinunciare all’alleanza con l’America e ciò comporterebbe una collocazione di svantaggio nella Ue framanizzata.
Cosa fare? Arrendersi alla Framania e in cambio ottenere sostegni al debito e un residuo spazio industriale è ciò che molti stanno raccomandando, chi per europeismo, chi pensando che l’Italia è troppo debole per fare altro, chi perché reclutato. Ma tale opzione, appunto, implica collocare l’Italia in divergenza con la Nato, passare sotto l’ombrello nucleare francese e svuotare di contenuto competitivo l’industria italiana. Inaccettabile, sarebbe un suicidio. Pertanto l’Italia deve cercare di far saltare o limitare la forza dell’asse franco-tedesco. Francia e Germania non stanno nascondendo la loro volontà diarchica, come invece fatto con sapienza diplomatica inclusiva dal 1963 in poi, e ciò permette all’Italia di richiamarle ai trattati Ue che prevedono un sistema simmetrico di poteri. In particolare, chiedendo a tutti gli altri europei: a chi stiamo cedendo la sovranità, ad una Ue senza padroni o ad un Reich Noveau? Spagna a parte, le altre nazioni convergerebbero con l’Italia se questa marcasse il punto con forza. E molte approverebbero un veto alla difesa europea se post-Nato. Ma una tale strategia – possibile, ma difficile - deve essere condotta da un governo competente e coeso, con figure preparate sia per la politica estera sia per quella economica, requisito non soddisfatto dal M5S. Quindi il primo passo per una strategia di salvaguardia dell’Italia e dello spirito originario della Comunità europea è sostituire maggioranza e governo o andare ad elezioni. C’è anche un richiamo per Sergio Mattarella, con il rispetto dovuto per legge: si è accorto che il Trattato di Aquisgrana è motivo per convocare il Consiglio supremo di Difesa, sua competenza, con formula allargata per valutare il rischio di una degenerazione pericolosa dell’Ue?