L’enorme scala degli investimenti globali sull’auto elettrica mostra un’apparente anomalia: l’offerta supererà la domanda. Tutte le case annunciano una grande varietà di modelli solo elettrici nel prossimo triennio. Ma in questo arco di tempo è improbabile, pur non impossibile, che vengano create in numero sufficiente le infrastrutture di ricarica. Inoltre è difficile che in 3-5 anni si trovi un modo per allungare la percorrenza delle auto a batteria dagli attuali circa 350 km reali per le migliori – anche se pubblicizzano durate maggiori teoriche – ad almeno 500, soglia che sembra essere quella di tranquillità psicologica per un conducente intercity. Infatti alcuni produttori che stanno sovrainvestendo sull’elettrico stimano che solo il 25% delle vetture sarà a trazione pienamente elettrica nel 2025-26 mentre il resto rimarrà con motorizzazioni ibride o tradizionali. Ma gli investimenti in atto diventerebbero sostenibili solo se tale percentuale fosse maggiore. In sintesi, negli scenari di settore c’è un’anomalia. Ma non è credibile che i produttori non la vedano. Pertanto c’è ancora molto di non detto da capire.
Ipotesi. La narrazione standard recita che il timore di nuove ecomulte e la difficoltà di portare i motori termici al rispetto di ecostandard più stringenti sia il motivo dell’accelerazione dell’elettrico. Ma le motorizzazioni ibride potrebbero risolvere questo problema. Perché allora tanta enfasi sul solo elettrico? Forse perché è un prodotto di costruzione più semplice? Forse perché l’irruzione di Tesla nel mercato, pur con i suoi guai produttivi, ha mostrato che nuovi marchi auto possono fiorire in poco tempo e trovare gradimento? Forse perché il profitto da veicoli elettrici, caricati di elettronica robotizzante, promette margini del 15% contro il risicato 5% medio delle produzioni tradizionali? Forse perché auto elettriche a basso costo avranno il volano dell’enorme mercato interno cinese, dove è previsto uno sviluppo rapido delle infrastrutture e dei veicoli, che darà loro supercompetitività globale, inserendo nello scenario “mobilità” anche un tema geopolitico, non escludibile motivo dell’accordo Ford-VolksWagen? Bisogna approfondire, ma si può ipotizzare che l’ecomotivo sia anche o più una scusa per accendere un tecnomutamento competitivo e di riduzione costi. Ai megainvestimenti corrisponde infatti il licenziamento di un gran numero di addetti non più necessari per i più semplici veicoli elettrici. Poiché sono circa 13 milioni i lavoratori nel settore auto e indotto in Europa, il tema va seguito con visioni sistemiche.