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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2018-10-29L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

2018-10-29

29/10/2018

Il disinnesco della mina Italia

Per il momento l’Italia non è a rischio di catastrofe, ma se il governo non aumenterà gli stimoli alla crescita e non ridurrà il debito, allora lo sarà. Tale può dirsi la sintesi dei giudizi delle agenzie che valutano l’affidabilità economica delle nazioni (Fitch, Moody’s, Standard & Poor’s, ecc.). Queste sono private, ma influenzano i flussi globali di capitale per il semplice fatto che i decisori delle decine di migliaia di istituti finanziari nel mondo credono ai loro giudizi. Probabilmente quello di S&P’s che non ha ridotto il voto di affidabilità del debito italiano pur emettendo una previsione negativa – ma correggibile – per il futuro, sorprendendo quelli che si aspettavano una bocciatura totale come quella espressa dall’Ue, ha tenuto conto, oltre che della forza industriale e patrimoniale dell’Italia,  del sostegno a questa da parte dell’America e di importanti attori finanziari statunitensi nonché della paura tedesca che una crisi del debito italiano comporti l’implosione dell’euro e la fine del dominio geoeconomico di Berlino, costringendo quindi la Germania a disinnescare la “mina Italia”. Infatti è sintomo di questo clima una proposta tedesca - espressa come idea privata, ma legittimata dal più importante quotidiano tedesco (Faz) - di costringere gli italiani a conferire il 20% del loro patrimonio privato in un fondo di garanzia, con rendimento, di almeno il 60% del debito complessivo in modo da azzerare il rischio di insolvenza, contagio e di uscita dall’euro dell’Italia e toglierle questo potere di ricatto, enfatizzato dal settimanale Der Spiegel. Per altro, il governo italiano sta incentivando l’aumento di compratori nazionali del debito. Chi scrive, pur sostenendo soluzioni sovrane, ritiene pericoloso usare il patrimonio privato degli italiani perché ciò toglierebbe liquidità a consumi e investimenti, compromettendo la crescita. E suggerisce l’alternativa, invece, di mettere a garanzia/riduzione del debito la parte disponibile del patrimonio pubblico nazionale, e locale, opportunamente finanziarizzato entro un fondo da almeno 700-800 miliardi, aumentando la platea globale di compratori del debito stesso reso così più affidabile. In conclusione, una parte del mercato, l’America, la Germania (a modo suo) e le agenzie stanno dando all’Italia tempo per ridurre il debito e aumentare la crescita. Auguriamoci che il governo lo capisca prima di dover ricorrere ad aggiustamenti traumatici imposti dall’esterno.

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