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Carlo Pelanda: 2018-11-2Milano Finanza e Italia Oggi

2018-11-2

2/11/2018

Una soluzione fiscale per unificare le due Italie

C’è un nuovo motivo esterno per unificare le due Italie, invertendo il sottosviluppo di quella meridionale e delle isole. Nel prossimo futuro l’Ue non si disgregherà, ma diventerà meno di un’unione pur restando più di un’alleanza tra nazioni. In tale modello peserà di più la potenza/scala delle nazioni stesse. Se l’Italia vorrà essere influente per usare l’alleanza europea e il suo mercato integrato come moltiplicatore della forza nazionale, allora dovrà aumentare il livello della ricchezza residente. Il potenziale è un secondo posto non lontano dalla Germania. Per riuscirci sarà necessario, oltre ad una revisione del modello economico, portare più mercato al Sud e nelle isole sia per utilizzare l’opportunità di un’area sottosviluppata che però potrà crescere rapidamente sia per ridurre il peso di circa 1/3 della massa demografica nazionale che ora sottrae ricchezza complessiva. Finora il problema è stato affrontato con due soluzioni. Attiva, nel passato: finanziare con denaro fiscale il Sud per aumentare la domanda di beni prodotti dal Nord industriale e così equilibrare tutto il sistema. Passiva, in atto dopo i limiti di bilancio all’assistenzialismo: lasciare che il problema sia risolto da migrazioni. Ambedue non hanno portato mercato in quelle terre, riducendo il potenziale nazionale. Per inciso, appare bizzarro che l’attuale governo tenti di contrastare la povertà al Sud cercando di incrociare offerta e domanda di lavoro dove questo non c’è. Ma vi si può portare più mercato? Il motivo principale per cui manca è il costo logistico eccessivo, cioè il gap (pen)insulare. Migliori infrastrutture a parte, la soluzione più promettente, mai tentata seriamente, è quella di compensare con detassazione (e con costi del lavoro competitivi) il gap. Secondo questa linea, la tassazione sulle imprese in Sardegna e Sicilia dovrebbe essere zero, iva a parte, e non più del 5% in Calabria e Puglia. Il problema dell’equilibrio concorrenziale intranazionale potrà essere risolto con una formula di bilanciamento dei differenziali che non penalizzi il Nord e il Centro, ma che renda ipercompetitivo l’insediamento di nuove aziende nel Sud e isole. La geoconfigurazione dell’Italia richiede (lo studio di) una soluzione di questo tipo. L’Ue lo vieterebbe? La Germania ottenne la facoltà di aiuti di Stato in deroga alle regole europee per integrare la parte orientale povera a quella occidentale ricca e tale precedente, ancora attivo, è motivo forte per pretendere la soluzione di riequilibrio fiscale dello svantaggio geografico, per altro ottenuto dall’Irlanda, qui abbozzata.   

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