Cosa resterà della posizione molto aggressiva di Donald Trump dopo le elezioni, nel prossimo novembre, che rinnoveranno parzialmente il Congresso? Fino a pochi mesi fa i governi in frizione con l’America ritenevano che Trump nel post-elezioni si sarebbe addolcito o indebolito. Ma recentemente questo scenario è stato messo in forse da nuovi dati. Il consenso per l’americanismo sia a sinistra sia destra, e l’ostilità nei confronti di Cina, Germania (e Messico) sono forti. Il Russiagate difficilmente porterà all’impeachment. Il boom dell’economia statunitense è un fattore di forza per la Casa Bianca. Ecc. Pertanto, anche se Trump non uscisse vincitore dalle elezioni di medio termine, percepirebbe che la sua rivoluzione americanista ha una presa sufficiente per dargli un destino di successo nelle elezioni presidenziali del 2020, inducendolo a non modificarla. Infatti da qualche settimana le altre nazioni stanno cambiando posizione avendo compreso che l’addolcimento ci sarà solo a seguito dell’accoglimento delle imposizioni di Washington. Per la Cina sarà impossibile cedere, ma anche non cedere qualcosa nel breve. L’America sta attuando nei suoi confronti la strategia del giaguaro, cioè limitarne il più rapidamente possibile il potere prima che diventi imbattibile, per contrastare la strategia dell’elefante di Pechino, che può puntare ad un dominio globale lento grazie alla scala maggiore. Pertanto la Cina, che è vulnerabile nel breve-medio termine, dovrà combinare risposte simmetriche di forza con qualche cedimento all’America, ma convincendo già da ora le altre nazioni che alla fine l’elefante vincerà. Giappone e Germania si stanno adattando a questo scenario cercando di non sfidare troppo l’America, ma preparandosi, pur con prudenza, anche all’eventuale vittoria futura della Cina. Mosca sta cercando di convincere Berlino a creare un’alleanza euroasiatica di scala tale da competere sia con l’America sia con la Cina. In sintesi, la vera incertezza geopolitica inizia ora. Per ridurla l’Ue dovrebbe offrire a Trump il successo di aprirsi ad un trattato di mercato integrato in cambio della creazione di un sistema euroamericano che diventerebbe il centro politico, economico e finanziario del pianeta. Ciò sarebbe il miglior interesse dell’Italia. E il sistema finanziario statunitense preferirebbe questa soluzione. Ma la Germania perderebbe il potere di signoraggio politico sull’Ue e non lo accetterà, come sta segnalando via proxy socialdemocratici del governo Merkel. Appunto, la vera turbolenza geopolitica e geoeconomica comincia adesso.