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Carlo Pelanda: 2018-9-21Milano Finanza e Italia Oggi

2018-9-21

21/9/2018

L’Ue è centrale nel conflitto America-Cina

Il mercato globale è in via di regionalizzazione mentre il ciclo del capitale finanziario resta globale e centrato sul dollaro. Parecchi analisti stanno cominciando a chiedersi se e quando il nuovo ciclo geopolitico, cioè i nuovi confini economici, impatterà su quello finanziario. Alcuni ritengono più probabile un movimento lento dove le nuove regioni tenderanno a mantenere stabili i loro mercati interni e sufficienti relazioni commerciali tra loro, ipotesi che implica un aggiustamento non traumatico del ciclo finanziario internazionale. Altri, invece, pesano di più nelle inferenze situazioni di conflitto, cambiamenti di regime, ecc., e stanno guardando con più attenzione quali saranno i confini delle nuove regioni per derivarne una stima di (in)stabilità complessiva. In questo approccio l’oggetto di analisi principale è la disponibilità o meno dell’America di trasformarsi da impero in regno, con un destino – anche monetario – di secondarizzazione nei confronti della Cina. Per inciso, il progetto 2049 di Pechino, con lo scopo di rendere perenne e non sfidabile dall’esterno il dominio interno del Partito comunista, non è di conquistare tutto il mondo, ma di creare la regione economica più grande del pianeta per diventare il presidente di fatto del G20, cioè il suo “armonizzatore” principale. E’ molto improbabile che l’America lo conceda. Ed è più probabile una guerra prolungata del tipo Roma e Cartagine fino alla vittoria netta di una delle due, infatti già iniziata. Non necessariamente tale conflitto comporterà una guerra commerciale totale né tantomeno armata, ma certamente l’America, anche dopo Trump e probabilmente in modi più raffinati, vorrà soffocare il potenziale cinese, soprattutto, tecnologico nonché finanziario. In tale scenario il massimo della tensione si concentrerà sull’Eurasia. La Russia sta iniziando un “ribilanciamento” delle relazioni per non dipendere troppo dalla Cina e consolidare un’area di influenza autonoma. Il pensiero strategico tedesco, in difficoltà, sta valutando con inusuale frequenza di consultazioni in questi giorni se portare l’Ue a restare neutrale e cercare di mediare per difendere l’accesso ai mercati delle due potenze in conflitto. Chi scrive, in alcune di tali consultazioni avverte che la neutralità è impossibile e che è più conveniente per Berlino ed Ue, nonché per l’Italia, pur la Francia eurosovranista e neutralista, convergere con l’America concordando uno spazio di relazioni con Cina e Russia, anche per evitare che l’America spacchi l’Ue per (re)includere l’Eurasia occidentale nella sua sfera. 

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