Scenari di regionalizzazione del mercato globale con raggio proiettivo trentennale. Semplificando, ce ne sono di due tipi. Il primo ritiene più probabile una frammentazione in molteplici blocchi, individuando i maggiori in quelli americano, cinese, russo, europeo occidentale, indiano, tutti in competizione per allargare la propria sfera di influenza. L’ipotesi di mondo multicentrico non dispiace agli attori minori (cioè non market maker) del mercato finanziario perché porta le tensioni belliche nelle zone di confine tra blocchi, rendendo locali e contenute le guerre – motivo di volatilità limitata profittevole - e non totali come potrebbe succedere se i blocchi in competizione fossero solo due. Inoltre, un equilibrio di potenza tra molteplici attori lascerebbe spazio sufficiente a catene di valore globalizzate, pur non come ai tempi della Pax Americana, ma comunque trasformate in flussi di merci e denaro con “stazioni” regionali a cui il mercato si adatterebbe con il metodo della “multidomesticità”. Il secondo insieme di scenari fa pesare di più il fatto che i maggiori attori finanziari e market maker sono americani e che il primo scenario comporterebbe una perdita di scala nonché quella del signoraggio globale del dollaro. Inoltre, è improbabile che qualsiasi presidente statunitense accetti di degradare l’America da impero in regno. Ma in termini di normale forza geopolitica e massa demografica l’America è in svantaggio prospettico nei confronti degli altri blocchi, con l’eccezione di quello russo. Pertanto è probabile che la “grand strategy” statunitense punti a recuperare il dominio del pianeta e alleati sufficienti per esercitarlo, massimizzando l’unico fattore di potenza che certamente le rimane: la superiorità tecnologica. Un tale disegno sembra già chiaro nelle bozze del progetto di stazione in orbita lunare che è un precursore di esocantieri per astronavi in grado di controllare meglio di chiunque altro l’orbita terrestre. Tale controllo, poi, combinato con armi ad energia ed altre “fanta” già in sviluppo dagli anni ’90, renderebbe inutili tutti gli armamenti dei blocchi competitori, anche cyber, che sono in ritardo tecnologico su questo fronte. L’architettura partecipativa al progetto lunare include le agenzie spaziali statunitense, europea e nipponica. Ciò sostiene, pur sfumato, uno scenario dove alla fine le regioni saranno due, cioè Cina che tenterà di reagire e G7 con più inclusioni. Se così, l’area del dollaro resterà dominante. Gli analisti che stanno studiando il primo tipo di scenario dovrebbero considerare anche il secondo.