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Carlo Pelanda: 2018-9-4La Verità

2018-9-4

4/9/2018

Crescono i dubbi sulla competenza a governare del M5S

In un’Italia con debito enorme, tale anche perché non bilanciato da una crescita sufficiente del Pil, e che nel 2019 dovrà rifinanziarlo per circa 400 miliardi convincendo il mercato finanziario a comprarlo senza pretendere un premio di rischio troppo elevato che lo renderebbe insostenibile per le casse statali, le azioni e le espressioni dei politici in posizione di governo devono essere consapevoli del requisito di produrre fiducia nei confronti del mercato stesso per evitare un disastro economico. Tale criterio è realistico, non ideologico, e si basa sulla definizione di interesse nazionale oggettivo, sintetizzabile come primo comandamento di un governo: prima di tutto evitare guai alla nazione. In questo governo, invece, la componente M5S mostra una stupefacente propensione a creare sfiducia, mettendo in difficoltà chi tenta di rispettare il primo comandamento stesso, in particolare il ministro dell’Economia Giovanni Tria, e la componente Lega che cerca, pur con evidenti difficoltà di elaborazione e conciliazione, di armonizzare un progetto fiscale rivoluzionario con la consistenza richiesta dal governo di una nazione ad alto debito. Il governo ha solo 100 giorni e molti, tra cui chi scrive, hanno sperato che anche la componente M5S cercasse di apprendere come armonizzare il proprio progetto con il primo comandamento detto. Ma nei fatti e, soprattutto, nelle parole ciò non è avvenuto, creando un inutile rischio Paese che è già costato parecchi miliardi in termini di costo del debito, effetto sfiducia in Borsa, rallentamento degli investimenti privati per incertezza politica, ecc. – per onestà intellettuale anche per il contributo, secondo me, irriflessivo delle dichiarazioni di alcuni esponenti leghisti - e potrebbe costarne molti di più se questa musica stonata non cambiasse. La Lega sembra avvicinarsi al realismo, almeno sul piano dell’economia. Il M5S, invece, resta molto lontano: o si allinea al realismo, e per interesse nazionale è sperabile ciò avvenga allo scopo di evitare i danni dell’instabilità politica, oppure l’interesse nazionale oggettivo stesso, come sopra definito, richiederà di pensare a soluzioni diverse di governo perché i rischi di instabilità sono minori di quelli della continuità di questa maggioranza. Da un lato, chi scrive ritiene razionale concedere, entro limiti, l’assistenzialismo neocomunista proposto dal M5S in cambio della riforma fiscale eccezionalmente promettente proposta dalla Lega. Inoltre, cinque milioni di poveri assoluti e quasi un milione di adolescenti fuori dal processo di scolarizzazione per difficoltà delle famiglie, per lo più al Sud, certamente richiedono un programma straordinario di contrasto alla povertà. Dall’altro, sarebbe suicida per l’Italia mantenere al governo il M5S se questo confermasse l’indifferenza al realismo, lo statalismo nonché l’ostilità verso gli investimenti di sviluppo, in particolare le infrastrutture strategiche. Questa posizione è certamente condivisa dal ceto produttivo e la Lega dovrebbe tenerne conto.

Preoccupa, poi, l’inesperienza dimostrata dal vicepremier pentastellato nella dichiarazione ostile all’agenzia Fitch. Questa, in realtà, ha dato un aiuto all’Italia anticipando un giudizio di mantenimento del voto di affidabilità (rating) corrente, limitandosi a correggere in negativo solo le previsioni, influenzando così le altre agenzie di rating che erano pronte, invece, a declassare subito l’affidabilità del debito italiano, favorendo la speculazione al ribasso sull’Italia con intensità tale da invertire la pur poca, ma esistente, ripresa (Pil 2018 verso l’1,2%). In sostanza, Fitch ha detto al mercato e alle altre agenzie: prima di prendere posizione sull’Italia aspettate di vederne il progetto di bilancio 2019-20, dando così al governo una fiducia preventiva che il governo stesso non è finora riuscito a conquistare. Probabilmente c’è stata la manina di una potenza amica. Tria ha colto l’assist e ha risposto indirettamente e correttamente indicando un deficit 2019 di solo il 2%. Salvini si è allineato proponendolo sotto il 3%. L’altro vicepremier, invece, ha mostrato di non (voler?) capire e ciò genera un dubbio sulla sua capacità di governare. Dubbio confermato dall’espressione “se l’Ue non prende i migranti, allora l’Italia non pagherà i contributi al suo bilancio”. Tutti i nemici europei dell’Italia, Francia in particolare, hanno gioito perché tale minaccia li ha compattati contro l’Italia stessa, isolandola. Il problema non è la dissuasione come metodo, strumento geopolitico normale, ma il fatto che se la si vuole fare sul serio bisogna esercitarla in silenzio. Da un lato, è comprensibile che il M5S senta il clima elettorale per le europee, come gli altri partiti. Dall’altro è incomprensibile e pericoloso esercitare l’azione di governo infischiandosene se è in contrasto con l’interesse nazionale. Primo avvertimento.

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