Le notizie stampa segnalano che l’italiana Fincantieri e la francese Naval Group hanno predisposto un accordo per la costruzione di navi militari che esclude Leonardo, annotando che l’azienda francese è partecipata per il 35% da Thales che è concorrente diretto di Leonardo stessa nel settore degli armamenti ed elettronica per sistemi marini e in generale. La bozza sarà presentata ai rispettivi governi che sono al vertice della catena di proprietà. Se il governo italiano accettasse tale accordo – che non è solo di cantieristica in quanto la natura dell’azienda francese implica una preselezione non-concorrenziale per i sistemi d’arma delle navi – indebolirebbe Leonardo. Non solo. I francesi stanno anche cercando di indebolire Fincantieri allo scopo di renderla parte cedevole sia nell’accordo detto sia nel più generale contratto di acquisizione dei cantieri navali Stx di Saint Nazaire, complicato dalla concessione di una maggioranza azionaria solo in prestito da parte di Parigi. Per esempio, nell’accordo di collaborazione tra Fincantieri e Naval saranno probabilmente esclusi i sottomarini, rendendolo meno interessante. Si nota, poi, un’opaca attività da parte di attori francesi per sabotare l’offerta Fincantieri in una gara per la costruzione di fregate per la marina statunitense. Ciò ha sorpreso gli osservatori perché non c’è un concorrente francese nella gara. Ma l’interesse francese è, appunto, indebolire Fincantieri che si rafforzerebbe se diventasse fornitore rilevante del Pentagono. In sintesi, è ipotizzabile un progetto per depotenziare l’industria italiana della difesa, che, anche per il suo profilo italo-britannico e la notevole capacità tecnologica, è l’unico competitore del sistema francese in una Ue post-Brexit, considerando che l’industria tedesca nel settore non ha grandi dimensioni. Un progetto simile fu tentato tra il 1999 e il 2001, ma il governo di allora lo bloccò e lanciò, con successo, una strategia per trasformare Finmeccanica da preda in predatore globale. Oggi la pressione francese sulle aziende militari italiane sta aumentando, così come un irritante reclutamento di personale nelle istituzioni italiane per influenzarle, con lo scopo di rendere Parigi centro del sistema di Difesa europeo. Ma per l’Italia non è conveniente. Lo sarebbero di più collaborazioni industriali bilanciate con tedeschi, inglesi, americani e giapponesi. Pertanto l’azionista di Fincantieri dovrebbe far abbandonare a questa rimarchevole azienda la suicida “strategia francese” e spingerla verso nuovi scenari, concordandoli con Leonardo per il lato militare.