Il mercato osserva il gioco di dominio tra America e Cina sul piano globale, ma tende a sottovalutare i problemi di controllo che i due hanno nelle loro aree viciniori. Questo tema geostrategico sta diventando rilevante perché, se il confronto sino-americano si inasprisse, è molto probabile che l’uno o altro potere usi la divergenza delle nazioni confinanti con l’avversario per minarne l’area di influenza complessiva, siano esse la Greater China o la Greater America. Tipicamente, la nazione che confina con una potenza imperiale tende a riassicurarsi con quella avversaria per difendere i propri interessi sovrani anche perché è tipico che la nazione più potente tenda a comprimere il vicino che lo è meno. Per esempio, è naturale che l’Italia privilegi la relazione con gli Stati Uniti per difendersi dalla pressione francese e/o tedesca. Così come è stato naturale per il Vietnam reagire con una guerra alla penetrazione cinese e allearsi con l’America nonostante i trascorsi. Ora Pechino sta riducendo o invertendo l’aggressività finora avuta con i vicini proprio perché questa, nel conflitto con l’America, diventerebbe un autogol. Anche la strategia statunitense dovrà fare presto una simile modifica. Il nuovo presidente del Messico, Andreas Obrador, ha stravinto le elezioni e preso, per la prima volta dal 1997, con il suo Partito per la rigenerazione nazionale (Morena) la maggioranza assoluta nel Parlamento nonché di molti governi locali, con un programma sia di forte riordinamento interno sia di minore sudditanza agli Stati Uniti pur senza esplicitare rotture, ma nemmeno escludendole. Tecnicamente, infatti, il Messico non potrebbe bilanciare sul piano economico una revisione restrittiva del Nafta, come vuole l’amministrazione Trump, solo aprendosi alla Cina e accelerando il trattato commerciale con l’Ue. Ma tale opzione è comunque dissuasiva. Infatti Trump ha inviato in Messico una superdelegazione per aggiustare le relazioni. Anche pericolosa per Washington è la divergenza con il Canada che è già associato all’Ue e al G7 e il cui leader, Trudeau, spalleggiato da una Francia che da sempre tenta di usare il Quebec in funzione antistatunitense: ovviamente la Cina vorrà cogliere l’occasione e altrettanto ovviamente, per evitarlo, Trump dovrà riconvergere con Ottawa rinunciando alle pretese protezioniste nella revisione del Nafta. In generale, il nuovo confronto bipolare potrebbe portare più stabilità entro le aree di influenza dei due imperi e ciò, se confermato, potrebbe bilanciare l’instabilità del mercato globale, tema rilevante per gli investitori.