E’ fonte di grave rischio il fatto che l’Ue lasci ai tecnici della Commissione europea il compito di negoziare con gli Stati Uniti la materia dei dazi e degli accordi commerciali perché la trattativa è del tutto (geo)politica. Dovrebbe essere, invece, una figura delegata dal Consiglio intergovernativo europeo con mandato politico a negoziare. Qualcosa del genere è stato tentato da Macron e Merkel nell’incontro con Trump. Ma i due, oltre ad aver accettato/richiesto una visita a Washington disgiunta e a distanza di pochi giorni, hanno portato posizioni diverse e non si sono consultati con gli altri europei. Ciò ha creato un problema. Washington è certamente pronta ad essere più morbida sul piano commerciale se l’Ue, in cambio, converge, in particolare, con l’azione statunitense di sanzioni totali contro l’Iran e, in generale, mostra la volontà di concordare con l’America la sua politica di accordi doganali - Canada, Messico, Giappone, Mercosur, Australia, Nuova Zelanda, ecc – affinché le nazioni oggetto della pressione di riequilibrio commerciale non trovino nel mercato europeo un’alternativa che indebolirebbe la pressione da parte dell’America stessa. Inoltre, se l’Ue si colloca come terza forza globale, ma ricattata sul piano energetico dalla Russia e (la Germania) dalla Cina su quello degli accessi al mercato, l’America resterebbe isolata e da impero con progetto di diventare nuovamente grande si trasformerebbe rapidamente in regno minore. In sintesi, il problema è che Washington non trova un interlocutore politico con cui trattare questa materia geopolitica, Parigi più decisa a rendere l’Ue terza potenza indipendente, la Germania più prudente per i propri interessi mercantili, ma per cui è difficile andare in frizione eccessiva con Russia e Cina perché, appunto, sono in grado di ricattarla. Se Washington prende una posizione dura con l’Ue, c’è il rischio che si formi per reazione un blocco euroasiatico a danno dell’America. Ma se prende una posizione morbida c’è il medesimo rischio. Tale dilemma degli strateghi americani potrebbe indurre il nucleo “carnivoro” dei consiglieri di Trump a suggerire un’azione di spaccatura dell’Ue per allineare meglio le singole nazioni dell’Eurasia occidentale, ipotesi più realistica di quanto si pensi. Proprio per questo i governi europei dovrebbero nominare un delegato ad hoc con il mandato di trovare un compromesso politico con Trump, anche segretamente, cioè una forte riconvergenza euroamericana, ma con un’autonomia dell’Ue concordata con l’America per mantenere qualche relazione con Russia e Cina.