Il quarto governo Merkel dovrà prendere decisioni difficili in materia di politica europea ed estera. Quelle al riguardo dell’Europa saranno le meno difficili: la recente posizione di otto nazioni contrarie ad ulteriori passi integrativi faciliterà il congelamento degli stessi da parte di Berlino imposto dalla crescita del nazionalismo sul piano interno. Alcuni osservatori italiani ritengono che la presenza condizionante dei socialdemocratici nel governo renderà più morbida la Germania sugli standard di ordine economico dell’Eurozona. In realtà i socialdemocratici hanno la priorità di recuperare gli elettori passati all’estrema destra e, pur a parole europeisti, nei fatti rifiuteranno qualsiasi ulteriore cessione di sovranità reale o percepita o concessione a nazioni disordinate. Ciò apre il problema di un’integrazione tecnica il cui rinvio porterebbe rischi per il sistema, cioè l’unione bancaria. Il governo Merkel, probabilmente, sosterrà o l’attribuzione di un grado di rischio differenziale ai titoli di Stato nei bilanci bancari o il divieto di metterli nei bilanci stessi oppure la nomina di Jens Weidmann alla presidenza della Bce per rassicurare l’elettorato tedesco. Roma dovrebbe sostenere la candidatura di Weidmann per evitare guai peggiori. In sintesi, resterà un’Europa delle nazioni vincolata a standard di ordine comune calibrati sul criterio tedesco. Ciò porterà a Merkel problemi con Macron? L’europeismo di Macron è solo uno strumento per moltiplicare la forza nazionale, per esempio la francesizzazione della difesa e industria militare europee. Merkel la concederà solo in parte, ma lasciando alla Francia un ruolo di guida politica (apparente) dell’Ue, come furbescamente fece Schroeder con Chirac nel 2002-04. L’uso della Francia come paravento permetterà a Berlino di mettersi in secondo piano nelle eventuali frizioni con Stati Uniti e Cina e di poter trattare riservatamente con loro accomodamenti. Questi, per altro, non saranno semplici con l’Amministrazione Trump che vuole riportare l’Eurasia occidentale sotto il controllo statunitense depotenziando la Germania. Merkel ha bisogno di trovare un accordo con l’America, ma ciò renderà difficili le relazioni con la Russia e quasi impossibili quelle con la Cina perché Trump affida la sua speranza (illusione) di rielezione alla nemicizzazione di Pechino e Mosca. Merkel, come fece nel 2007 e 2013, tenterà di riproporre una convergenza euroamericana, aiutando Londra per farsi aiutare con Washington. Sarà una partita difficile che suggerisce a Roma consultazioni più frequenti con Berlino.