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Carlo Pelanda: 2018-3-13La Verità

2018-3-13

13/3/2018

Il bilaterale Ue-Usa va gestito dai governi e non dalla Commissione

La Commissione europea ha fatto un errore enorme nel reagire ai dazi su alluminio (10%) e acciaio (25%) imposti da Trump prima minacciando ritorsioni in settori più ampi e poi chiedendo l’esenzione da dazi stessi. Tale risposta ha costretto Trump ad aumentare la minaccia contro gli europei per non fare la figura di essere spaventato. Se ci fossero altri errori del genere che portassero ad una guerra doganale, Germania ed Italia, poiché nazioni con surplus enorme nelle relazioni con gli Stati Uniti, subirebbero un danno tale da cadere in recessione duratura. Pertanto Germania e Italia dovrebbero creare e guidare un “gruppo europeo di contatto ad hoc” composto da persone competenti e ben collegate ai governi nazionali con la missione di negoziare il riequilibrio delle relazioni tra Ue e Stati Uniti, evitando frizioni. Tale raccomandazione non implica togliere alla Commissione europea la delega formale per le politiche di commercio esterno dell’Ue, ma indica la necessità di integrarla per il delicato caso euroamericano.   

La muova strategia di Trump è imporre dazi per poi concedere esenzioni in cambio di atti di riequilibrio commerciale o dell’accettazione di altre richieste. La vecchia minacciava dazi prima di applicarli, ma non ha funzionato. Pertanto, Trump ha rafforzato la dissuasione. In parte per conquistare credibilità dalle nazioni sia alleate sia ostili che mai gliela hanno data ritenendolo un imbecille con vita politica corta con cui temporeggiare. In parte perché sta perdendo consensi nell’elettorato e deve recuperarli in tempo utile per le elezioni parlamentari nel novembre 2018. In parte per spostare le attenzioni della stampa dai temi personali. E in parte per trovare uno strumento di pressione utile a ricompattare la sfera di influenza statunitense, che appare in rapido disfacimento, come chiesto in modo sempre più pressante dalla burocrazia imperiale.

Messico e Canada sono stati esentati dai dazi non perché abbiano accettato tutte le richieste di Washington nel negoziato di revisione del Trattato di libero scambio del Nord America (Nafta), ma perché si sono piegati ad alcune che permettono a Trump di dire agli elettori di aver riequilibrato i rapporti squilibrati con questi due partner pur cosa lontana dalla realtà. L’Australia ha ottenuto l’esenzione con una telefonata dove ha promesso una collaborazione militare più attiva con l’America per il presidio del Pacifico in funzione anticinese. Il Giappone sta offrendo cose simili, ma Trump lo terrà sulle spine un po’ perché il suo surplus commerciale con l’America è tanto e un po’ di più perché Tokyo ha voluto mantenere in vita il trattato di libero scambio con dieci nazioni del Pacifico (Tpp) nonostante l’abbandono dell’America nonché pressato l’Ue per accelerare l’accordo commerciale. Trump, direttamente, non si interessa a questioni di Grand Strategy, ma certamente ha assorbito la preoccupazione dei suoi consiglieri che l’Europa possa sostituire la centralità globale del mercato statunitense. Infatti l’Ue ha siglato il trattato doganale con il Canada (Ceta) e sta accelerando quelli con Giappone, Mercosur e con decine di altri, proprio per usare le chiusure internazionali di Trump a proprio vantaggio. Per esempio, il Giappone disperato per l’uscita voluta da Trump dal Tpp già siglato da Obama, cioè per il rischio di farsi assorbire dalla Cina perché fuori da altre aree economiche, ha concesso cose finora impensabili agli europei. E’ ovvio che l’attenta burocrazia imperiale americana abbia detto a Trump di usare lo strumento dazi/esenzioni, oltre che per le sue priorità elettorali, anche per riprendere il controllo di Europa e Giappone.

Ma questo è un fatto positivo –  gli strateghi americani capiscono il suicidio di America First -  da cui deve iniziare il negoziato tra Ue e Usa: consultiamoci su tutto il reticolo globale degli accordi di libero scambio. Facciamo, poi, lista dei settori dove riequilibrare le relazioni commerciali tra Ue e Usa. Poiché sull’agricoltura e alimentari l’accordo non sarà facile, l’Ue potrebbe compensare accettando la richiesta di aumentare i contributi alla Nato. Paradossalmente, le richieste americane di riequilibrio agli europei coincidono con i temi del congelato trattato euroamericano di libero scambio (Ttip) spinto da Obama. Quindi per l’Ue c’è la possibilità di riproporre una nuova versione del Ttip a Trump, riaffermando la convergenza bilaterale tra America ed Europa in una logica di governance globale G7 che rassicuri il Giappone (e Londra). Ma per fare una cosa del genere il negoziato non deve essere lasciato ai funzionari della Commissione, ma affidato ai governi, appunto, su iniziativa di Italia e Germania, forzando Parigi, forse perfida ispiratrice dell’errore detto in apertura, ad allinearsi.

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