L’Ue a conduzione franco-tedesca sta sbagliando strategia nelle relazioni con gli Stati Uniti e ciò comporta gravi rischi per l’Italia. Nella divergenza con l’Amministrazione Trump, a cui si è associato il Regno Unito, sulla questione iraniana non ha voluto cogliere la situazione di necessità che ha determinato la posizione di rottura da parte di Washington e ciò fa sospettare che ci sia di più sotto.
Negli ultimi mesi Teheran ha mostrato un’aggressività crescente: attacco al regime filo-saudita in Yemen via i propri affiliati Huti e lancio da quel territorio di missili contro l’Arabia, rafforzamento del controllo sull’Iraq, occupazione militare della Siria e insediamento di truppe iraniane ai confini con Israele in collaborazione con i filo-iraniani Hezbollah, mobilitazione di Hamas nella striscia di Gaza, ecc. Tale strategia ha l’obiettivo di creare un’area sciita filoiraniana che includa Iraq, Siria e Libano – dove gli Hezbollah sono maggioranza nel Parlamento - e così assumere lo status di potenza regionale, condizionando altre nazioni. L’ambizione forse potrebbe spingersi fino al tentativo di conquistare La Mecca, sogno della setta apocalittica sciita, ma certamente punta a ridurre l’influenza dei sauditi-sunniti sul mondo islamico. E ciò richiede una capacità nucleare e missilistica. Per tale motivo la monarchia saudita da tempo chiede, recentemente con più insistenza, all’America il permesso di costruire un deterrente nucleare. Israele è pronta a lanciare missili con minitestate nucleari per strike preventivi e sta segnalando la volontà di agire in tal modo attaccando quasi ogni giorno le truppe iraniane in Siria. E’ già guerra. In tale situazione Trump è stato costretto a mostrare la volontà di proteggere sauditi e Israele per evitare la nuclearizzazione dei primi e calmare la seconda. Il punto: la mossa dissuasiva di Trump contro l’Iran ha lo scopo di evitare la proliferazione nucleare e di tenere sotto controllo i conflitti nella regione. Per questo è sorprendente la decisione di Parigi, Londra e Berlino di aiutare, di fatto, l’Iran, divergendo da Washington. Difesa di interessi economici? Ce ne sono: per l’Italia circa 2 miliardi di interscambio, per gli altri molti di più. Ma non sono tali da giustificare un sostegno di fatto all’Iran e una frizione con l’America. Probabilmente c’è altro. Il governo May ha la priorità di buone relazioni con i continentali per addolcire i negoziati Brexit e mantiene la sua strategia entro questa visione di breve. Ma Parigi sta progettando una strategia di lungo termine che vuole rendere l’Ue terza forza nel confronto globale tra America e Cina. Per riuscirci deve puntare a creare un’area euroasiatica di convergenza tra Ue, Russia e nazioni dell’Asia centrale, tra cui l’Iran. Berlino ha il medesimo interesse per una Ue terza forza, ma con un profilo più mercantile e meno geopolitico, seguendo Parigi, ma non sostenendola pienamente. Berlino, infatti, spinge molto più di Parigi gli accordi doganali (di competenza Ue) esterni, con Canada, Giappone, Messico, Mercosur, ecc., per lo scopo di creare un reticolo eurocentrico di trattati commerciali che renderebbero l’Europa e la Germania il centro economico del mondo, in sostituzione dell’America. In sintesi, la decisione sull’Iran probabilmente nasconde una strategia di potenza franco-tedesca, pur le due differenziate. Washington se ne è accorta e vuole uccidere tale strategia fino a che è in bozza, minacciando dazi destabilizzanti contro gli europei. Ciò, più che gli aspetti tecnici, rende difficili i negoziati euroamericani per il riequilibrio commerciale.
In questa frizione tra America ed Ue l’Italia rischia di pagare il doppio prezzo di ostacoli nel mercato statunitense e di riduzione di forniture alla Germania, se passassero i dazi sulle auto e altro. In generale, poi, la strategia dell’Ue come terza forza non è conveniente per l’Italia perché indebolirebbe la Nato e Roma diventerebbe parte con ruolo minore di un blocco meno potente di quello americano e cinese. Per Roma, infatti, è più conveniente essere parte di un blocco euroamericano che sarebbe il più potente del pianeta nonché nucleo di un mercato globale delle democrazie con accesso commerciale privilegiato. Parigi vuole perseguire comunque la strategia di terza forza geopolitica, ma Berlino non ha ancora deciso perché non è sicura che limitazioni al suo export in America possano essere bilanciate da una maggiore penetrazione nel mercato cinese – che Pechino promette proprio per sabotare l’alleanza euroamericana - e che una frizione con l’America possa essere assorbita senza troppi danni. Pertanto Roma potrebbe indurre una convergenza euroamericana, inserendo sui dubbi tedeschi un orientamento decisamente pro-atlantico, sapendo che alla fine, risolta Brexit, poi Londra riconvergerà con l’America. Spero che il nuovo governo veda la partita in corso e giochi le carte giuste per l’interesse italiano.