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Carlo Pelanda: 2018-1-16La Verità

2018-1-16

16/1/2018

Troppa Europa la distrugge

L’idea macroniana di accelerare l’integrazione europea attraverso una guida più determinata da parte di Francia e Germania non trova condizioni di fattibilità. Insistere, poi, su un modello europeo gerarchico e differenziante aumenta il rischio di spaccature. Serve una nuova formula europea che allo stesso tempo persegua l’integrazione del mercato unico e renda comoda per ciascuna nazione la partecipazione all’Ue. Per questo scopo sarebbe utile tornare al “vecchio” metodo funzionalista che creò in modo pragmatico la Comunità europea, dal 1957 al 1989, prima dell’instaurazione del metodo unionista-gerarchico (Maastricht, 1992). Nel metodo funzionalista, semplificando, si integrano le cose su cui tutte le nazioni sono d’accordo e si pospone l’integrazione nelle materie dove qualche nazione non è convinta. La nuova versione del metodo dovrà tener conto che l’euro richiede alle nazioni partecipanti integrazioni tecniche profonde. Inoltre, dovrà considerare che la forza geoeconomica del sistema, che poi diviene moltiplicazione di vantaggio per ogni singola nazione, dipende dalla possibilità di siglare in sede Ue trattati commerciali con nazioni esterne che valgano in tutto il mercato europeo. Ma, tolte queste due aree e quella del costituzionalismo democratico, tutto il resto può essere oggetto di flessibilità. Chiamerei tale modello “integrazione sufficiente”, contrapposto a quello di unione (semi)confederale. La Francia sarebbe contraria perché ha interesse ad allineare le euronazioni, con la scusa dell’Europa, e ritiene necessario un comando verticale europeo a controllo francese per farlo. Sarebbe contraria anche la (non)strategia prevalente in Italia, così sintetizzabile: come terza potenza europea è conveniente, pur restando inferiore, imbrigliare le altre due in istituzioni confederali per avere un posticino. Il problema è che ne Francia né Germania vogliono in realtà gli Stati Uniti d’Europa e ciò rende fuori bersaglio la strategia italiana nonché neo-imperiale l’europeismo di Macron.

Fatti. Nella bozza di compromesso per la formazione del governo Merkel appare la proposta di Fondo monetario europeo che anticipa una posizione di rifiuto da parte della Germania a guida democristiana e socialdemocratica della proposta francese di un ministro europeo dell’Economia. Questo dettaglio conferma che la Germania manterrà la linea tradizionale di pretendere che ogni nazione raggiunga da sola l’ordine per mantenere solido l’euro e che farà euroconcessioni solo a tale condizione. Ciò implica un’Europa delle nazioni dove l’integrazione è ottenibile attraverso il metodo delle “sovranità convergenti” (intergovernativo) e non di quelle “condivise” (comunitario), attraverso, appunto, un metodo neo-funzionalista. Forzare il metodo unionista significherebbe destabilizzare la Germania e l’intera Ue. Inoltre, c’è un fastidio diffuso, in particolare da parte degli europei orientali, per una conduzione diarchica formalizzata dell’Ue che chiama un modello alternativo. Quello di “integrazione sufficiente”, o simile, può funzionare. Ma non c’è un precedente. Infatti l’idea di fare l’Europa pensandola come un superstato dipende dall’incapacità di concepire il nuovo fuori dagli schemi vecchi. Tuttavia la costruzione funzionalista della Comunità  è un esempio che può orientare la sperimentazione di nuove prassi. Avviare l’Europa “sufficiente” delle sovranità convergenti e reciprocamente contributive sarebbe anche un esercizio per creare nel futuro una comunità globale di democrazie con lo stesso metodo inclusivo, ricostruendo il dominio dell’Occidente sul pianeta, obiettivo più consistente e produttivo di una piccola Europa. Spero che questo nuovo pensiero europeo, pragmatico ed estroverso, possa entrare nel dibattito politico. Purtroppo Gentiloni ha proposto a Macron un patto bilaterale privilegiato che di fatto sostiene la diarchia franco-tedesca rafforzando il lato francese, caratterizzato dalla necessità di dominare l’Italia per bilanciare il potere tedesco, così rendendo l’Italia stessa complice di un modello gerarchico che spaventa e allontana gli altri europei, ennesimo errore umiliante per l’Italia e disfunzionale per l’Europa. Anche perché tutte le nazioni europee hanno bisogno di un modello europeo più intergovernativo, meno gerarchico, e allo stesso tempo meglio convergente per rassicurare i loro elettorati. Berlino lo vorrebbe, ma teme l’accusa di antieuropeismo. Parigi persegue un europeismo come travestimento del primato francese. L’Italia è l’unica co-fondatrice del sistema piuttosto libera da pretese e peccati e che per questo potrebbe lanciare il nuovo modello delle sovranità convergenti, probabilmente ringraziata da tanti. Ma dovrebbe liberarsi dall’ “europeismo di inferiorità”, rivendicazionista o auto-annessionista, perseguito da élite politiche ormai spente.

(c) 2018 Carlo Pelanda
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