La monarchia saudita, guidata dal delfino bin Salman, ha deciso di creare una propria area d’influenza regionale come area di libero scambio che includerà, inizialmente, Arabia, Egitto e Giordania. Tale svolta strategica è stata comunicata in correlazione con la revisione del wahabitismo verso prescrizioni più moderate. In realtà il progetto di creare una nuova città futurizzante sulle rive del mar Rosso lascia intendere che la modernizzazione rapida sarà concentrata in questo perimetro geografico senza rischiare eccessive contaminazioni secolarizzanti sul resto del territorio. La mossa comunque è rilevante perché indica una tendenza alla graduale modernizzazione dell’intero sistema islamico-sunnita, cioè il trasferimento verso il mercato e il pragmatismo economico di circa 2/3 del miliardo e mezzo di musulmani nel mondo rimasti prigionieri dell’arretratezza anche dovuta all’impianto spiritualista di una religione restrittiva, considerando che 1/3 già mostra prassi secolarizzate, per esempio in Indonesia, Turchia, Asia centrale, Emirati, ecc. Ciò permette di ipotizzare uno scenario di fine del medievalismo islamico, e di rafforzamento della corrente sunnita a guida saudita contro l’Islam politico (fratelli musulmani ora arroccati in Turchia e Tripolitania nonché latenti in Egitto e presenti in Tunisia), l’Iran sciita, ecc. Sul piano (geo)economico la svolta saudita – se Salman non verrà ucciso dal ramo tradizionalista della famiglia - promette di generare un nuovo megavolano per la domanda globale che aumenta l’ottimismo prospettico negli scenari dedicati. Ma tale leva potrà essere forte o debole in relazione al suo geoprofilo e al grado di modernizzazione permesso. Per esempio, se i prodotti finanziari sukuk, vincolati da limiti religiosi, diventassero più snelli e flessibili, allora trilioni di dollari in più potrebbero circolare nel globo. Un’area di libero scambio saudicentrica in espansione verso l’Africa settentrionale rigenererebbe il mercato mediterraneo – l’Ekumene – con effetti mondiali. Mentre la modernizzazione finanziaria è abbastanza probabile, il geomercato dell’Islam modernizzante, che è interesse primario per il business italiano, troverà opposizioni. Per superarle, servirebbe un atteggiamento collaborativo della Russia per calmare Turchia e Iran, e tener fuori la Cina, uno analogo dell’America e degli europei per l’Africa settentrionale, a fronte di garanzie, ecc. Ma forse, pur ora fantapolitica, l’evento chiave per favorire la svolta modernizzante islamica sarebbe l’alleanza tra Israele e Saud, qui auspicata.