L’ipotesi allo studio di Schauble di creare un fondo dedicato al sostegno dell’Eurozona meridionale, trasformando l’attuale meccanismo salva-stati, è contraria all’interesse dell’Italia. La strategia che alimenta l’ipotesi prevede la compattazione rapida dell’Eurozona per moltiplicare la forza della diarchia tedesco-francese nelle difficili relazioni con America e Cina. Questa già si manifesta come inclusione di Italia e Spagna nel direttorio europeo per allinearle meglio, dando loro un contentino nominale in cambio della satellizzazione. Ma la convergenza che crea potenza verso l’esterno richiede che le nazioni meridionali dell’Eurozona, in particolare l’Italia, siano rimesse a posto oltre che allineate. L’unione bancaria, la stabilizzazione dell’euro, ecc., che poi sono compattazioni su cui sviluppare una Difesa europea con comando nucleare franco-tedesco post Nato, sono bloccate da un Italia troppo disordinata e dal dissenso dell’elettorato tedesco nel caso fosse inclusa senza un riordinamento. In sintesi, l’Italia per il suo debito enorme non bilanciato da una crescita sufficiente, in vista della fine del sostegno esterno di garanzia fornito dalla Bce, sta ritardando la strutturazione del dominio tedesco-francese come potere “G3”, cioè in grado di trattare alla pari con America e Cina. L’idea del fondo per i meridionali è sostituire il sostegno esterno all’Italia quando terminerà quello della Bce, chiedendo in cambio all’Italia stessa di non divergere, in particolare al riguardo della Difesa europea e della “europeizzazione” della sua industria militare, e di farsi penetrare. Berlino vuole evitare il commissariamento dell’Italia per non accendere controreazioni e allo stesso tempo prevenire una sua implosione che destabilizzerebbe l’area di domino tedesco. L’ipotesi di assistenzialismo condizionante, tuttavia, è contro l’interesse dell’Italia perché le toglierebbe il residuo potere negoziale e favorirebbe lo scambio tra politica italiana debole incapace di riformismo e annessione, con compressione finale della sua ricchezza nazionale. Roma dovrà necessariamente trattare una maggiore euro-convergenza a metà 2018. Non è ancora definibile come, ma è chiaro che dovrebbe segnalare subito a Berlino e Parigi il rifiuto di una sua meridionalizzazione condizionante. L’interesse strategico dell’Italia è favorire la convergenza euroamericana perché più solido moltiplicatore della forza nazionale e non quello di essere satellite di un globalmente più debole dominio franco-tedesco che sarebbe, invece, un demoltiplicatore.