Durante la Guerra fredda il pensiero strategico statunitense elaborò la strategia del “commercio internazionale asimmetrico” per incentivare la lealtà degli alleati: permettere loro di esportare (quasi) tutto nel mercato americano senza pretendere reciprocità. Ciò diede a europei e asiatici occidentalizzati la possibilità di mantenere il protezionismo interno e compensare con le esportazioni il gap di efficienza dei loro modelli, cioè di finanziare il consenso all’occidente attraverso un capitalismo di massa sostenuto dall’assistenzialismo statunitense. Tale strategia configurò il mercato internazionale come un sistema centrato sul deficit commerciale americano, forma che poi continuò nella successiva globalizzazione provocando un impatto impoverente nel mercato interno americano non bilanciato dal riequilibrio finanziario del deficit commerciale stesso. Quando, dal 2012, l’impoverimento aumentò, in combinazione con crisi di contingenza e di difetti nel modello, il pensiero strategico statunitense mise in priorità l’obiettivo del riequilibrio commerciale attraverso lo strumento della “reciprocità”. Da qui si sviluppò, dal 2013, la strategia Obama di creare due aree di libero scambio amerocentriche con criterio di commercio simmetrico nel Pacifico (Tpp) e nell’Atlantico (Ttip). Ma nel 2016 emerse una forte domanda di garanzie da parte degli impoveriti che rese competitiva l’offerta protezionista di Sanders a sinistra e di Trump a destra, la cui vittoria portò a sostituire il metodo morbido di Obama per ottenere reciprocità con uno più duro. Ora la burocrazia imperiale sta costringendo un riluttante Trump a trovare un metodo più morbido perché quello duro è controproducente. In questa fase è importante il ruolo dell’Europa. Giappone e Australia stanno premendo per chiudere trattati di libero scambio con l’Ue, simili a quello siglato con il Canada, dopo la cancellazione da parte di Washington del Tpp. Se l’Ue mostrasse la capacità di semplificare il processo decisionale e velocizzare la formazione di un mercato integrato delle democrazie – solo tra loro è possibile la simmetria commerciale e quindi la reciprocità - allora ciò aiuterebbe gli strateghi statunitensi ad ammorbidire Trump per il rischio di rimanere fuori da un mercato eurocentrico tra democrazie stesse. Inoltre, è evidente che la ripresa dell’accordo commerciale euroamericano sarebbe occasione per reinserire Londra nel mercato europeo con un simile strumento. Il fatto che l’Ue stia tentando di semplificare il processo di approvazione dei trattati commerciali fa ben sperare.