Nei luoghi del pensiero strategico italiano c’è la tentazione di rispondere all’aggressività della Francia e alla convergenza tra Parigi e Washington, con esclusione di Roma, cercando un’alleanza con la Germania. Tale strategia sarebbe sbagliata. Berlino è certamente preoccupata del fatto che Macron tenti di bilanciare il potere tedesco attraverso il sostegno degli Stati Uniti e che Washington stia mostrando disponibilità. Il gruppo di militari che consiglia Trump, probabilmente, fa la seguente analisi. Dopo la Brexit, la Francia è il potere nucleare singolo europeo e il centro potenziale di una possibile Difesa europea con cui bisogna avere relazioni privilegiate per evitare divergenze con la Nato. L’America ha bisogno di un proconsole nel Mediterraneo e dintorni che non esiti a combattere, e abbia il consenso interno per farlo, motivo per il quale la capacità militare e la lealtà atlantica dell’Italia non sono da considerare. Una Francia rinforzata dall’America avrebbe la forza per limitare il potere tedesco, in particolare la possibilità di prendere in nome dell’Europa, quindi in postura G3, posizioni di appoggio all’uno o all’altro nelle difficili relazioni G2 tra America e Cina, in base all’interesse di Berlino. Nel sottofondo, poi, si percepisce che i consiglieri economici di Trump ricevano dal sistema finanziario francese – sponsor di Macron - sollecitazioni per un asse bancario (franco)euroamericano, esteso all’Africa. Inoltre, Israele, che finora aveva come unico “semiamico” in Europa l’Italia, sta valutando una (ri)convergenza con la Francia, fatto che conta a Washington. Da un lato, alcuni vedono l’opportunità per dialogare con una Germania indebolita. Dall’altro, non intuiscono che Berlino stia silenziosamente rinforzando le relazioni con Londra, garantendo una Brexit bonaria in cambio di un ponte con Washington, e che con il suo potere condizionante sia economico sia sulla Bce, molto superiore a quello francese, può scambiare con Trump cose importanti. In sintesi, la Germania non ha bisogno dell’Italia e l’accordo franco-americano dipende dalla volatile prevalenza o dei consiglieri militari o di quelli economici di Trump. Pertanto sarebbe sciocco per l’Italia tentare un gioco senza avere le carte e senza chiarire il gioco stesso. La giusta strategia per Roma è, oltre che contenere l’eccitazione francese, stare ferma, ma creando riservatamente un’interlocuzione privilegiata con Stati Uniti, Regno Unito e Israele. Sparare qualche colpo ne aumenterebbe il capitale geopolitico.