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Carlo Pelanda: 2017-8-29La Verità

2017-8-29

29/8/2017

I nuovi eurogiochi di potere

Il summit a Parigi tra Francia, Germania, Italia e Spagna ha avuto rilievo non solo per la gestione dei flussi migratori dall’Africa, ma anche, soprattutto, per le novità in materia di eurogiochi di potere. L’accordo di massima sul primo tema è stato raggiunto alcuni giorni fa, in sostanza: formazione di una prima linea di contenimento dei flussi di migranti economici nell’area centroafricana e di una seconda nelle nazioni costiere del Mediterraneo, Libia in particolare, ambedue finanziate con risorse Ue a favore dei Paesi interessati in cambio di un loro presidio della “rotta del Sahel”. Tale soluzione è derivata dall’impossibilità tecnica dell’Italia di reggere i flussi, e di quella politica di governo e maggioranza in carica di vietare gli sbarchi, combinate con l’indisponibilità assoluta di Francia, Germania e Spagna di aprire i loro porti e frontiere ai flussi stessi per alleggerire il peso sull’Italia. Serviranno mesi per organizzare l’azione, ma la pressione “europea” è forte. Si tratta forse della prima proiezione di potenza esterna concordata da un aggregato di europei per risolvere un problema interno. Finora gli interventi diretti esterni sono stati guidati in modo unilaterale da singole nazioni dell’Ue con il consenso tacito delle altre, per esempio: l’accordo tra Germania e Turchia per il contenimento dei flussi mediorientali, l’intervento militare francese in Mali, ecc. In particolare, sorprende che Macron, dopo aver tentato un’iniziativa solo francese per stabilizzare la Libia e, indirettamente, ridurre i flussi migratori verso l’Europa, interpretando in modo imperiale l’accordo Euromed di qualche anno fa che concedeva a Parigi il coordinamento di Italia e Spagna per le azioni nel Mediterraneo, abbia “mollato” e si sia aperto a una gestione multilaterale di questo teatro (geo)politico. Le proteste dell’Italia sono servite? Probabilmente, ma l’ingaggio della Germania è stato decisivo per calmare Macron. Anche tale ingaggio sorprende. Nel trattato bilaterale tra Francia e Germania, di fatto per la conduzione a due dell’allora Comunità europea, del lontano 1963, ma finora rispettato – che  espulse l’Italia dal direttorio europeo – ci fu un accordo riservato di spartizione delle aree di influenza: sud alla Francia e est alla Germania. Ora, probabilmente, Berlino ha costretto Parigi a condividere la conduzione a sud. Perché? O il potenziale destabilizzante dell’intero sistema europeo a causa del mancato controllo dei flussi migratori è stato considerato un problema così grave – si annoti l’invio di truppe austriache ai confini dell’Italia e la forza elettorale della protesta antimigranti -  da richiedere un intervento straordinario oppure la Germania ha deciso di spingere più coesione europea per scopi di strategia sistemica. La sensazione è di una combinazione tra i due fattori. Anche perché Macron non è apparso infastidito dalla multilateralizzazione di una missione in teoria a conduzione solo francese. Non solo perché il caso è complicato. Per esempio, creare dei campi di raccolta per migranti e profughi in area (semi)desertica dove  organizzarli per poi rimandarli a casa, richiede una forza politica superiore a quella francese per convincere l’Onu a gestirli, così interponendo la sua legittimità morale tra l’azione dura di contenimento e l’imputazione di immoralità. C’era bisogno di un concerto europeo. Ma c’è  altro. Nell’agenda informale del summit era oggetto anche la consultazione sulle prospettive di una Difesa europea, di fatto (mia opinione) post Nato e con comando nucleare francese. Questo tema è un interesse primario per la strategia francese di utilizzo della dimensione europea come strumento moltiplicatore della forza nazionale e potrebbe spiegare la disponibilità di Parigi a multilateralizzare sue prerogative nazionali.

Strategia italiana. Dopo il raffreddamento delle relazioni con l’America a conduzione Trump, e dopo Brexit, la Germania ha la necessità di mostrare una leadership forte e attiva su un’Europa compatta e allineata sia per riportare l’America sul tavolo negoziale sia per evitare un bilanciamento del suo potere da parte degli altri europei, Francia in testa, con il sostegno statunitense. Poiché Francia e Germania vogliono satellizzare l’Italia non congiuntamente, ma ciascuno per se, ciò lascia un certo spazio di gioco a Roma. L’uso migliore di tale spazio implica una posizione attendista in materia di Difesa europea per avere vantaggi in Africa dalla Francia e l’avvio di una relazione bilaterale più stretta con l’America per tenere sotto pressione la Germania. L’importante è che questo governo e quello che nascerà nel 2018 non s’illudano di poter stare  senza strumenti di dissuasione nei confronti di Berlino e Parigi in un direttorio a quattro dove in realtà i due competono per allineare gli altri.

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