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Carlo Pelanda: 2017-11-21La Verità

2017-11-21

21/11/2017

Governo e sinistra nascondono l’impoverimento di massa

Temo che il governo e suoi dintorni politici lascino in ombra i dati che mostrano l’impoverimento di una parte crescente della popolazione italiana. Tra questi dati spicca quello di 1,3 – 1,5 milioni di giovani in età scolare la cui formazione è compromessa dalle condizioni povertà delle famiglie.  Di fronte a questi dati un governo dovrebbe attivare un megaprogramma di sostegno alle famiglie, generare stimoli fiscali efficaci per le imprese affinché investano e assumano di più e attivare investimenti pubblici. Dovrebbe, cioè, riallocare più risorse fiscali contro l’emergenza dell’impoverimento di massa e della dequalificazione di circa il 15% del capitale umano futuro. Bisogna considerare che almeno un altro 50% tenderà a essere sotto-qualificato per inadeguatezza del sistema educativo, portando così la cifra degli individui giovani che tra un decennio potranno avere un valore di mercato nell’economia trainata dalla tecnologia e dalla competenza cognitiva a non più del 35%: quantità insufficiente per reggere il sistema. Il governo – ed è motivo di sospetto – non ha nemmeno pubblicato una mappa chiara dell’impoverimento. Tale ambiguità gli permette, invece, di stanziare una cifra irrisoria antipovertà nel progetto di bilancio 2018, come se il fenomeno fosse di entità minore e solo temporaneo. In realtà, da una configurazione di società che negli anni ’90 era composta da 2/3 di ricchi (cioè con capacità di risparmio) e da solo 1/3 di meno abbienti, di cui meno della metà in condizioni di povertà assoluta, ora l’Italia sta regredendo verso una configurazione dove il 55% può dirsi ancora ricco e il resto si trova in condizioni economiche più o meno disagiate, con un  aumento della povertà assoluta. Tale dato è correlato con una riduzione della propensione al risparmio senza un aumento dell’indebitamento privato, cosa che indica la mancanza di soldi in una quantità crescente di popolazione. Una parte di tale fenomeno, dovuta all’olocausto economico subito dagli italiani dal 2012 al 2014 e all’insufficiente reattività dei governi successivi, può essere invertita con una forte ripresa dell’occupazione (che però è ancora stagnante) trainata da una ripresa meglio stimolata e almeno il doppio per i prossimi 3 o 4 anni dell’insufficiente incremento del Pil 2017 verso l’1,8%. Ma un’altra parte riguarda un impoverimento ormai totale combinato con la perdita di competitività di tanti lavori a causa della rivoluzione tecnologica. In sintesi, circa il 40% della popolazione richiede interventi speciali perché la ripresa “normale” non ne cambierebbe i destini in quanto ora non hanno valore di mercato nel prossimo futuro. Si tratta di un fenomeno strutturale e non di un qualcosa di temporaneo e rimediabile con mezzi ordinari come sembra volerci far credere il governo.

Perché vuole deviare – sospetto io - le attenzioni in materia? Se la verità venisse fuori, dovrebbe ridurre la spesa pubblica clientelare e improduttiva e tagliare sostanzialmente il debito vendendo patrimonio pubblico, nonché le tasse per stimolare la crescita, per reperire le risorse necessarie sia agli interventi speciali antipovertà sia a spingere più occupazione. I soldi ci sono: circa 40 miliardi di spesa inutile da riallocare e 15 circa recuperabili ogni anno da un’operazione “patrimonio pubblico contro debito” tra i 300 e 400 miliardi in tre anni (via finanziarizzazione del patrimonio stesso) e utilizzabili per detassazioni stimolative. Ma, appunto, del “taglia debito” non c’è traccia e quei 40 miliardi servono al PD per finanziare il proprio consenso, considerando che gli impoveriti non votano. Ho chiesto a un membro piddino del governo lumi sulla questione in occasione di una conversazione privata. Risposta: con la ripresa terremo i ricchi al 55%, il resto cazzi loro, lascia stare il tema perché, se lo tiri fuori, fai un favore all’estrema sinistra e ai 5 stelle che propongono salari sociali o tasse sui patrimoni privati che affonderebbero il sistema e sia il PD sia i tuoi amichetti del centrodestra. Ciò ha corroborato il sospetto di nascondimento. Gli ho controrisposto che senza verità non si individuano né problemi né soluzioni: mi ha dato del dilettante.     

Bene, da dilettante chiedo a La Verità di approfondire i dati (georeferenziati) sull’impoverimento e di aprire un concorso di idee per azioni di volontariato diffuse sul territorio con lo scopo di dare al più di un milione di bambini a rischio di deficit educativo e alle loro famiglie un sostegno personalizzato. Alla fine noi dilettanti liberali riusciremo, in anni, a trasformare il welfare del regresso, costruito dai professionisti della sinistra, in uno capace di trasformare i deboli in forti, ma nel frattempo ci vuole una mobilitazione privata per sostituire uno Stato troppo mal guidato, inefficiente e inefficace per invertire il destino d’impoverimento di quasi la metà degli italiani.

(c) 2017 Carlo Pelanda
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