La risposta più logica di “Grande strategia” dell’Ue alla Brexit e alla richiesta americana di riequilibrio sarebbe riavviare i negoziati per la formazione progressiva di un mercato integrato euroamericano, includente Londra, puntando a un accordo quadro entro un biennio. Pensabile? La burocrazia imperiale, in combinazione con i poteri industriali e finanziari, stanno portando Trump verso una “Grand strategy” che attutisce il significato protezionista di “America First” e lo rielabora come rilancio della forza statunitense nel mondo: ripristino dell’ingaggio globale, ma pragmatico e con più attenzione al ridurne i costi attraverso il riequilibrio delle relazioni dare/avere con gli alleati e chiedendo loro di prendere maggiore responsabilità per tenere in ordine la regione di riferimento, assicurando l’intervento diretto in caso di grossi guai, come nella dottrina bushiana originaria dell’Interesse nazionale. In questa strategia restano da rifinire i rapporti tra Usa e Ue. Il più grande pericolo per gli europei è stato sminato inintenzionalmente da Trump per la sua priorità di non ingabbiare l’America in vincoli multilaterali. L’area amerocentrica di libero scambio del Pacifico (Tpp) voluta da Obama con priorità su quella con l’Ue avrebbe depotenziato e messo in difficoltà competitiva l’Europa. Ora la priorità statunitense è tenere l’alleanza con gli europei affinché non cadano sotto l’influenza cinese e russa, eventualità catastrofica per l’America. Pertanto l’Ue ha forza negoziale. Inoltre è un soggetto bilaterale compatibile con l’idea trumpiana di accordi commerciali non-multilaterali di riequilibrio. Infatti il Ttip non è stato cancellato, pur congelato. Il punto: ci sono le condizioni per lanciare un nuovo accordo commerciale euroamericano in cui includere Londra, così annullando il rischio Brexit per tutti e trovando una soluzione di riequilibrio Europa-America di reciprocità commerciale “strutturale” che minimizzi quello di dazi. Nell’Ue prevalgono un approccio inutilmente duro con il Regno Unito e il silenzio strategico in merito alle relazioni euroamericane. Sarebbe, invece, interesse delle superesportatrici Germania e Italia predisporre il riavvio dei negoziati euroamericani, semplificandoli in forma di accordo evolutivo che richiede l’approvazione solo del Consiglio e del Parlamento europei. Poiché Giappone e Canada avrebbero interesse a un’estensione che li includa, pare sensato individuare il G7 come luogo primario per tali (pre)negoziati e proporre che in quello di Taormina Roma almeno metta in agenda il tema per il 2018.