Una parte rilevante dei problemi dell’Italia sono dovuti al mancato aggiornamento della strategia di interesse nazionale. Dal 1949 al 2011 la “vecchia” strategia fu: usare la Nato, e poi l’alleanza con gli europei, come moltiplicatore della forza nazionale, mostrando una lealtà sufficiente per ottenere, in deroga, un proprio spazio sovrano d’azione, ma partecipando in modi passivi. Recentemente tale lealtà passiva, cioè senza diritto di consultazione, si è trasformata in moltiplicatore di danni. L’Italia fu costretta a bombardare una Libia di fatto ri-colonizzata e, soprattutto, subire i diktat di austerità irrazionale della Germania, veicolati via Ue, che hanno causato la distruttiva megarecessione 2012- 15 con conseguenze non ancora risolte, per esempio la massa degli Npl, circa 1,5 milioni di disoccupati, ecc. Può essere scusata la mancanza di reattività dei governi del tempo: a loro cadde il cielo addosso. Inoltre, la politica era impigrita da decenni di partecipazione passiva alle alleanze, non attivando strumenti di pensiero strategico sovrano. Ma non è scusabile che ora il governo e la politica non si pongano il problema di elaborare una nuova strategia adatta al mutamento di scenario. Lamentarsi con le regole Ue e poi implorare come accattoni flessibilità così come non voler controllare i confini e poi chiedere agli altri europei di accogliere i migranti è un chiaro segno di non-strategia. Pericolosa, poi, la continuazione irriflessiva della lealtà passiva che porta all’adesione a un modello di difesa europeo senza una strategia per preservare l’industria bellica e il correlato valore geopolitico dell’Italia. Quale nuova strategia? Bozza: controllo dei confini; accordo bilaterale con gli Stati Uniti con procedura di consultazione per azioni nel Mediterraneo e gestione concordata di armamenti nucleari; agganciare l’industria militare italiana a quella nipponica e statunitense per limitare al necessario e utile la partecipazione a programmi europei; riequilibrio sovrano della finanza pubblica tagliando spesa, tasse e debito. In sintesi, si tratta di rinforzare credibilità e attivismo della nazione per evitare sorprese e imposizioni negative, accordarsi con Stati lontani dall’Europa per ridurre la dipendenza da Francia e Germania e puntare, come fece Cavour, allo status di potenza militare per scambiare vantaggi. Per un tale adattamento, l’Italia dovrebbe trasformarsi in Repubblica presidenziale, con strumenti di governabilità verticale e conseguente capacità strategica, spero motivo di riflessione per la politica che sta elaborando programmi elettorali.