Gli attori di mercato stanno cercando di capire i possibili esiti della crisi di governance negli Stati Uniti. Trump ha fatto l’errore di combattere contemporaneamente contro tre avversari: l’establishment del Partito repubblicano, la burocrazia imperiale e i media. E’ comprensibile che gli analisti tendano ad assumere, in prima ipotesi, che Trump non potrà sopravvivere alla pressione combinata di queste tre forze. Ma tale ipotesi assume che i tre soggetti siano allineati nell’interesse di costringere Trump alle dimissioni e ciò appare non scontato per due di loro. La burocrazia imperiale ha l’interesse a ripristinare il proprio potere condizionante sulla conduzione politica della nazione – per altro azione già svolta dal 2012 in poi nei confronti dell’Amministrazione Obama per riallinearla all’interesse nazionale - e quindi persegue l’obiettivo di costringere Trump a seguire le sue linee guida e non necessariamente di abbatterlo. Non si può escludere l’abbattimento – via continue informative alla stampa e a Commissioni parlamentari d’inchiesta – per segnalare al prossimo eletto chi detiene veramente il potere. Ma il poter disporre di un presidente ricattabile e costretto a piegarsi è una risorsa molto rilevante per i professionisti dei giochi di potere. Lo stesso può dirsi per il Partito repubblicano. Ma in ambedue gli ambiti ci sono conflitti interni. Bisogna pertanto vedere se gli attori principali nel partito e nel “deep state” potranno ricompattarsi su una comune visione di vantaggio di un Trump debole. Difficile prevederlo ora perché gli stessi attori non lo sanno, al momento, e lo stanno valutando tra loro. Da un lato, le dimissioni di Trump sospenderebbero il passaggio del potere dalla politica, e dalla burocrazia imperiale, al sistema bancario che ha preso un certo controllo di Trump, ripristinando la normalità del potere stesso. Dall’altro, per il Partito repubblicano un trauma del genere potrebbe comportare la sconfitta nelle elezioni di medio termine (2018) con il rischio di perdere la maggioranza nel Congresso e per la burocrazia imperiale una situazione di turbolenza tale da generare fluttuazioni incontrollabili oltre ad aprire opportunità per i competitori dell’America nel globo che poi porterebbero imputazioni alla burocrazia stessa di non essere riusciti a difendere gli interessi e/o perfino la sicurezza della nazione. Un’analisi costi/benefici preliminare rende più probabile che scelgano di tenere Trump sotto ricatto per costringerlo a compromessi, ma in carica. Il potere finanziario non interferirebbe.