Lo scenario dove la Russia mai costruirà un’alleanza così profonda con la Cina da rendere realistico un progetto euroasiatico in comune perché ne teme l’espansione a danno della propria sfera di influenza in Asia centrale appare superato. La strategia neozarista di Putin è sempre più indebolita dalle sanzioni occidentali che tolgono a Mosca la leva finanziaria per perseguirla. Inoltre, l’apparato di controllo interno di Putin comincia a traballare perché non riesce a finanziare il consenso attraverso ricchezza crescente. Tale processo di depotenziamento della strategia, e stabilità interna, russa incrocia un movimento opposto nella strategia cinese che è stata caricata di più mezzi per finanziare geopenetrazioni sempre più estese e permanenti. Nel recente incontro con Xi Jinping, Putin ha ottenuto circa 10 miliardi di dollari equivalenti per finanziare iniziative congiunte sino-russe. Finalmente Mosca ha convinto Pechino a riempire con soldi le buone relazioni diplomatiche? E’ più probabile che Putin abbia dovuto arrendersi, concedendo molto, in cambio di qualche soldo che le sanzioni gli impediscono di raccogliere altrove. I soldi cinesi, infatti, finanzieranno progetti infrastrutturali nell’area di confine, di fatto espandendo l’influenza cinese in Russia e conseguentemente limitando quella Russa in Asia centrale. Il nuovo scenario indica che la Russia non riuscirà a contenere l’espansione cinese, diventandone sempre più satellite, nonostante la pur credibile volontà russa di mantenere lo status di potenza autonoma. Se così, allora gli strateghi occidentali dovrebbero chiedersi quanto sia produttivo mantenere le sanzioni contro la Russia che, indebolendola, permettono alla Cina di costruire un potere maggiore, in proiezione, di quello occidentale. Così come gli strateghi russi dovrebbero svegliarsi: la pressione verso ovest per separare Ue e America e indebolire la prima per dominarla, in realtà daranno a Pechino e non certo a Mosca il dominio dell’Eurasia e, conseguentemente, del mondo. Quindi, per mantenere un certo equilibrio tra potenze che è condizione per la stabilità del mercato globale, sarebbe necessaria una ricompattazione euroamericana che, poi, re-includa la Russia (G7 + 1) e le dia i mezzi per il contenimento dell’eccessiva espansione cinese. Ovviamente la Cina cercherà di evitarlo, dando soldi a tutti gli attori rilevanti, così minandone la fiducia reciproca. Bisognerà trovare un think tank dove russi e occidentali possano, con riservata franchezza, ricostruire la fiducia tra loro, il Vaticano un buon candidato, certamente non Berlino.