strategia tedesca non si basa più sul potere delle armi, ma su quello del denaro: garantisce contratti all’industria nazionale offrendo in cambio investimenti, anche creando via diplomazia economica una dipendenza politica della nazione ricevente da Berlino, situazione che poi moltiplica il potere tedesco. La Grande strategia statunitense ha obiettivi di mantenimento della leadership globale, e del potere di signoraggio del dollaro, con controparti che la sfidano e interlocutori che devono scegliere dove stare, valutando di chi è più forte. Tale visione geopolitica, pur dopo sbandamenti, è molto chiara. Così come è chiaro che Washington deve mostrare, prima, forza e determinazione sia ai competitori sia agli alleati, per poi poter instaurare con loro relazioni di confine, cioè di equilibrio tra potenze, o collaborazione strategica, considerando che Obama ha ridotto a zero la credibilità dissuasiva dell’America. E questo è esattamente ciò che lo staff di Trump sta cercando di fare. Da un lato, ciò in effetti aumenta un po’ la probabilità di gravi incidenti bellici. Ma alza di più la probabilità di un ordine mondiale presidiato da un guardiano credibile, configurazione necessaria per la stabilità futura dei mercati.