in prospettiva, a una quasi-democratizzazione interna e minore aggressività esterna. Gli avvertimenti del Pentagono, nel 1994, che la Cina era ostile e proiettata a superare la potenza statunitense nel 2024 non modificarono tale impostazione. La Cina ebbe pieno accesso al mercato globale. Quando i think tank statunitensi si accorsero dell’errore, trovarono un dilemma irrisolvibile: il contenimento duro dell’espansione cinese avrebbe causato una crisi del mercato globale, con impatto sull’America, perché la Cina ne era ormai al centro. Ma senza limitazioni la Cina sarebbe diventata potenza dominante a danno dell’America stessa. Per altro, dopo il 2012, Xi Jinping si è reso conto che lo sviluppo della Cina è e resterà per molto tempo fragile, rendendo necessaria una non ostilità dell’America, almeno per un decennio, per il mantenimento di alti volumi di export. Il punto: la grande strategia cinese ha tempi più lunghi per la difficoltà di sostituire il modello trainato dall’export con uno tirato dai consumi interni e quella statunitense non riesce a trovare un modo per limitare il potere cinese, in particolare dopo la cancellazione del Tpp che sarebbe stata una soluzione condizionante. Scenario? Tregua per necessità.