da traino a una domanda globale crescente. La disintermediazione tecnologica non dipende dai gizmo, ma dal potere cognitivo che hanno le persone per produrli e/o creare nuove attività, per esempio le app. Pertanto lo scenario reale dipende dalla qualificazione del capitale umano. Difficile riallocare in tempo utile le risorse fiscali delle democrazie dal welfare assistenziale a uno nuovo di investimento formativo? Non lo sapremo fino a che non si prova. E per provarci c’è un buon motivo emerso di recente nei dati. In Europa le aziende stanno cercando circa un milione di lavoratori e non li trovano con le competenze necessarie (in America è peggio). In America ed Europa è vistoso il fenomeno dell’autoformazione per riqualificazione da parte dei licenziati. La realtà, infatti, sta andando in una direzione diversa dalle profezie apocalittiche: la popolazione chiede più potere cognitivo per adeguarsi. Ciò mostra la soluzione positiva: investimenti sul capitale umano invece di assistenzialismo. Ciò implica una teoria di passaggio dal welfare redistributivo a quello di investimento, nonché un rafforzamento della componente formativa dei welfare aziendali, il cui ritardo sta favorendo pessimismo e idee strampalate.