La vittoria del centrista europeista Macron riduce il rischio di una dissoluzione dell’euro a causa di una divergenza sistemica della Francia. Il mercato finanziario ha già scontato questo scenario spostando più investimenti dall’area del dollaro a quella dell’euro. Per inciso, tale flusso ha favorito in particolare la Borsa italiana perché i suoi valori erano – e restano – tra i più sottovalutati nell’area monetaria e la percezione di solidità del sistema sovrastante porta il mercato a scontare rialzi più elevati che altrove. Tuttavia, il clima positivo è più generato dall’azzeramento del rischio “Frexit” che da una vera fiducia sulle possibilità future della Francia di attuare riforme di efficienza che contrastino la stagnazione della sua economia e l’impoverimento crescente, la cui intensità è seconda, di poco, solo a quella dell’Italia tra le grandi euro-economie. Infatti, il flusso di capitali appare più un’operazione di breve termine e parziale, in attesa delle elezioni politiche di giugno dove è al momento incerto che si formi una maggioranza convergente con l’offerta riformista di Macron. Inoltre il mercato non vede ancora segnali che la Germania sia disposta a cambiare linea aprendosi all’idea di un’Europa che faciliti le riforme di efficienza nelle nazioni invece di ostacolarle pretendendo di mantenere il rigore “contabilista” definito dai trattati dell’euro, per altro imposto da Berlino nel 1997-98 in cambio della disponibilità ad abbandonare il marco. L’appuntamento dove si vedrà se la “questione europea” è risolvibile o meno sarà a fine anno quando, dopo le elezioni tedesche di settembre, inizierà il negoziato sul come riparare i difetti dell’Eurozona e compattarla in modo differenziato dal resto dell’Ue. Molti sperano che Macron sia incline ad allearsi con l’Italia per costringere la Germania a “mollare”. Ma è improbabile. Parigi perseguirà comunque l’interesse nazionale francese che, semplificando, è quello di convergere con Berlino per ottenere un trattamento privilegiato, per esempio violazioni senza punizioni delle regole europee nel bilancio statale come avviene da anni. Ed è probabile che la Francia continui la strategia di conquista di aziende italiane per aumentare il suo potere di influenza nel mercato europeo e così bilanciare quello tedesco con lo scopo di mantenere una forza negoziale nelle relazioni bilaterali. In conclusione, bene per l’Europa, ma all’Italia resterà il problema di come trovarvi uno spazio comodo.