La Brexit non è escludibile pur improbabile. Pertanto è razionale immaginare una strategia per riorganizzare le relazioni tra Ue e Regno Unito affinché i danni per ambedue, e per il contorno sistemico, possano essere minimizzati. C’è una soluzione semplice: durante il processo di distacco formale dall’Ue, Londra e Bruxelles si accordano per un trattato di libero scambio che replichi le condizioni correnti di fluidità doganale, irrobustito dall’adesione a standard comuni. Il punto: è possibile fare un accordo che non cambierebbe le relazioni economiche attuali. Modello da usare anche per accordi con le 10 nazioni non euro che volessero lasciare la Ue e, nel futuro, in configurazione graduale, con la Russia e le nazioni centroasiatiche. Bisogna considerare che Londra è già uscita dal Trattato di Maastricht, mesi fa, rifiutando il progetto di unione politica e monetaria, che almeno sette delle dieci nazioni che non adottano l’euro non mostrano intenzione di aderirvi e che nella configurazione unionista l’Ue non ha più spazio di espansione esterna. La Brexit darebbe lo spunto per ridisegnare il sistema con meno ambiguità: un’Eurozona con 18 nazioni, associata alle altre 10 nazioni eventualmente ex Ue e nuove euroasiatiche con trattati di libero scambio, a livelli diversi di strutturazione di cui il più completo sarebbe l’accordo di mercato unico e l’adesione a Schengen. In tale configurazione più flessibile il mercato europeo potrebbe tornare a espandersi perché meno vincolato da requisiti politici. Tornando al bilaterale Londra – Bruxelles, se alla notizia dell’exit fosse associata quella di un negoziato per un nuovo trattato economico,anche conciliandolo con il Ttip, non vedo motivi di danno prospettico per il Regno Unito, fatto che limiterebbe le oscillazioni di mercato nel breve. Separare Eurozona e resto della Ue, riaggregandolo con trattati meno politici, appare più un’opzione positiva che negativa in quanto faciliterebbe una convergenza fiscale senza la quale l’area monetaria imploderebbe, e lascerebbe agli altri più flessibilità per crescere senza precludere future euroadesioni. Molti temono che la Brexit inneschi il frazionamento dell’Europa. Ma la realtà mostra che il progetto unionista è fallito e che l’area può essere riorganizzata come Comunità economica, con un nucleo di comando politico NATO, che includa sia l’America sia nuove nazioni euroasiatiche. Nel fare tale scenario vedo la Brexit, se accadesse, più come un’opportunità di integrazione atlantica ed espansione europea che come problema. Vantaggiosa per l’Italia.