ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

Carlo Pelanda: 2007-2-12il Giornale

2007-2-12

12/2/2007

Il no laico al Dico

Nel centrodestra c’è un’area fatta da liberali non credenti ed inclini alla massima tolleranza. Questa, che è anche la mia, non sente il dovere di seguire ciò che prescrive  la Chiesa, pur riconoscendo e difendendo il fondamento cristiano della cultura della libertà. Pertanto deve decidere una posizione sul Dico all’interno di criteri e valori, semplificando, laici/liberali. Suggerisco qui la loro variante utilitarista perché precisa e razionale.     

 Uno deve chiedersi perché i suoi denari fiscali dovrebbero finanziare i diritti economici delle coppie omosessuali accesi, direttamente o indirettamente, dalla proposta governativa negli articoli 6, 7, 9, 10, 11. Se tutelo la famiglia eterosessuale  finalizzata alla crescita dei figli ottengo due benefici evidenti e pratici: mantengo vitale la comunità in cui sono inserito e rafforzo la capacità dei privati di gestire le difficoltà in proprio (microwelfare), scaricando lo Stato, e quindi i miei obblighi fiscali, da eccessi di intervento assistenziale. Ma che utilità ho dal finanziare una coppia di omosessuali senza capacità riproduttive? Nessuna. E se il governo mi impone un costo non bilanciato da una utilità/necessità non lo accetto perché è una violazione del contratto fiscale. Per questo motivo il Dico va respinto. Poi c’è la questione del limite regolativo dello Stato in materia privata. Gli omosessuali non-riproduttivi non sono rilevanti come coppia per l’utilità pubblica. Ma hanno il diritto di poter fare tra loro contratti privati in materia di eredità, obblighi reciproci, fino al “matrimonio privato”, se vogliono. Affari loro, non nostri, fiscalmente. Lo Stato non dovrebbe regolare direttamente questa materia, ma generare linee guida per i contratti privati con l’aggiunta di una legge più forte contro la discriminazione residua. Questo sarebbe il giusto riconoscimento delle richieste di cittadinanza piena da parte degli omosessuali, che un liberale deve difendere, nel rispetto del perimetro di utilità pubblica. Cosa è giusto fare nel caso  di donne omosessuali che abbiano figli con fecondazione artificiale o sollecitata strumentalmente? Da un lato scatta l’utilità pubblica di tutela di madre e figlio, ma è difficile inquadrare l’altra donna e su questo singolo punto vorrei sentire degli esperti prima di esprimere una valutazione. Ciò serve a dire che non è escludibile in modo assoluto una tutela pubblica della famiglia fuori dall’ordinario. Al riguardo, invece, delle coppie eterosessuali di fatto e con figli, secondo me le tutele ed i diritti devono essere quelli della famiglia formale. L’utilità pubblica è definita come tutela del luogo di riproduzione sociale in cambio dei suoi benefici, indipendentemente dalla forma del matrimonio. Tali considerazioni portano a: (a) respingere il Dico; (b) distinguere le coppie di fatto eterossessuali da quelle omosessuali, rafforzando con nuova legge i diritti delle prime; (c) facilitare, ma senza diritti economici, i contratti privati tra le seconde; (d) studiare meglio i casi di omosessualità femminile a potenziale riproduttivo. Mi sembra una posizione razionale, laica, giusta e precisa.

(c) 2007 Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi