L’Agenzia di valutazione (rating) Fitch, con altre, ha declassato il debito italiano da un punteggio di “AA” a quello “AA meno”. Il massimo è “AAA” che corrisponde alla certezza che un debito sarà ripagato. Una A in meno vuol dire che il mercato finanziario globale deve scontare un certo rischio che non lo sarà. L’aggiunta del meno intende segnalare che tale rischio comincia ad essere elevato. Siamo nei guai.
Quello più immediato l’aumento dei costi per lo Stato. Se aumenta il rischio cresce il premio per chi compra i titoli di debito. Quanto esattamente sarà il maggiore aggravio ce lo dovrà dire l’apposito ufficio del ministero dell’Economia. A caldo si può ipotizzare che sarà pesante, soprattutto, nel calcolo combinato con il parallelo aumento del costo del denaro: una sorta di tassa aggiuntiva a causa del disordine politico che, alla fine, pagheremo noi. Ma sarà perfino più grave la riduzione della fiducia, in generale, al riguardo del sistema Italia. La Commissione europea avrà maggiori motivi per attuare una pressione restrittiva sull’Italia: tra la riduzione delle tasse oppure l’aiuto statale ad un bisognoso e la priorità di ripagare il debito prevarrà sempre di più il secondo a scapito dei primi. Sarebbe qui complicato descrivere gli effetti del peggioramento della fiducia internazionale sull’Italia al livello delle operazioni di mercato, ma ce ne saranno. In sintesi, il governo di sinistra non è stato capace di convincere il mercato internazionale che avrebbe migliorato la crescita e la stabilità finanziaria. Bocciato. Il punto è che le agenzie di rating e gli organi di stampa che esprimono le opinioni del mercato finanziario internazionale avevano già anticipato nel maggio del 2006 una previsione (outlook) negativa, ma la avevano sospesa in attesa della Finanziaria. Quando hanno avuto modo di leggerne l’orrore sul piano tecnico (rottura del principio di equilibrio tra stabilità dei conti e stimolo alla crescita) non hanno potuto fare altro che confermare il peggioramento, avvertendo tutto il mercato che l’Italia sta diventando un luogo pericoloso. Riuscirà tale segnale a convincere il governo che dovrà riportare la politica economica entro gli standard di razionalità, tagliando spesa e tasse? Non sperateci. TPD qualche giorno fa ha messo le mani avanti dichiarando che agenzie di valutazione come Fitch e Standard’s & Poor’s sono degli imbecilli che non sanno analizzare. Al riguardo mi sentirei di direche in effetti tali agenzie mostrano spesso dei difetti, ma perché più volte si sono dimostrate troppo “buone” e poco “cattive”. Per questo, quando decidono di declassare, caro TPD, vuol dire che il marcio è ormai cancrena. Ma la stampa vicina al governo -sui siti web in tempo reale, per esempio quello del Corsera - ha dato la notizia scrivendo che si tratta di “un piccolo declassamento”, robetta, enfatizzando che il punteggio non è previsto peggiorare ulteriormente. A questi va detto che il declassamento ha sempre un “grande” effetto sulla fiducia. Per esempio, il volume del debito italiano è tale da poter destabilizzare l’intero sistema euro. Se intervengono dubbi sulla sua ripagabilità aumenta il rischio che l’euro possa saltare in prospettiva oppure che l’Italia debba uscirne. Siamo per fortuna lontani da questo scenario, ma il segno meno ci porta più vicino al caso peggiore. Non abbiate dubbi a scendere in piazza contro il governo perché lo farete anche in nome della salute del mercato internazionale e dell’Europa che non può sostenere un’Italia governata da CGIL, comunisti irrealistici, Gambadilegno, Banda Bassotti.