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Carlo Pelanda: 2006-10-16il Giornale

2006-10-16

16/10/2006

Allarme mutui

L’aumento del costo del denaro ha un impatto micidiale sulle famiglie che hanno acceso mutui a tasso variabile. Il governo non sta preparando alcuna soluzione per questo problema. Di conseguenza c’è un rischio di bancarotta per molte famiglie  e di una caduta dei consumi a seguito del maggiore drenaggio dei mutui crescenti.

La situazione peggiorerà nel 2007 se la Banca centrale europea confermerà - come ha già annunciato - l’incremento a dicembre dei tassi dal 3,25% al 3,50. Diventerebbe insostenibile se li alzasse ancora di più. Il problema è sistemico e non marginale perché il numero di mutui il cui costo è collegato all’andamento dei tassi è elevatissimo e comprende un’alta percentuale di famiglie per cui il pagare ogni anno parecchie centinaia o perfino qualche migliaio di euro in più significa tagliare drammaticamente altre spese oppure, perfino, non farcela ad arrivare alla fine del mese. I tanti cittadini a rischio, che stanno formando associazioni di scopo, si stanno orientando verso la strategia di rinegoziare con le banche prestatrici i contratti di mutuo per renderli sostenibili. Tale soluzione potrà funzionare in alcuni casi, ma non per tutti. Inoltre, l’allungamento temporale del mutuo, che implica una riduzione dell’interesse da pagare mensilmente, poi peggiora il volume di debito assoluto della famiglia ed aumenta il rischio (implicito) per le banche esposte. Una misura molto più efficace e, soprattutto, che non genera distorsioni, sarebbe quella di mixare la rinegoziazione dei mutui con la riduzione delle tasse alle famiglie con reddito medio/basso in modo da aumentarne le capacità di spesa. Il come ha bisogno di una ricerca dedicata che nessuno ha finora prodotto. Anche perché il governo non ha intenzione di ridurre le tasse in termini di principio. In più non si è accorto che gli aumenti di peso fiscale toccano direttamente o indirettamente anche la fascia di reddito medio bassa che è quella più vulnerabile al rialzo dei mutui. E non si è accorto della scala sistemica dell’impatto dei maggiori costi dei mutui stessi. Ma, persino più colpevolmente, non ha individuato il problema di livello europeo che poi genera i guai a casa nostra. La Bce ha alzato i tassi ed è propensa a continuare a farlo perché vede un rischio di inflazione da correggere preventivamente con il rialzo del costo denaro. Secondo me sbaglia per eccesso di prevenzione, ma è un’opinione. E’ un fatto, invece, che il rischio prospettico di inflazione sia elevato in alcune parti dell’eurozona, ma non da noi. Perché, allora, l’Italia deve subire una deflazione dannosa che non si merita? Se fossi io al governo manderei in Europa il seguente messaggio secco: o la Bce impara a calcolare i tassi evitando shock asimmetrici oppure le nazioni che li subiscono devono poter trovare una compensazione. Non ci crederete, ma i presunti esperti di Europa e Bce, Prodi e TPD, non hanno posto tale questione pur essendo l’Italia il Paese europeo che, per volume dei mutui e del debito pubblico, è il più vulnerabile alle distorsioni della politica monetaria. E tale punto è di rilievo anche per la questione dell’azzardo morale. Uno potrebbe correttamente sostenere che chi ha fatto un mutuo senza calcolare il rischio non deve essere aiutato per educare la società ad essere più responsabile. D’accordo, ma come poteva calcolare il cittadino un sistema così sbilanciato come quello dell’euro? Cosa doveva pensare quando la sinistra e quasi tutta la stampa confermavano che l’entrata nell’euro avrebbe assicurato un’era di basso costo del denaro? Per questo motivo, e solo in questo caso, ritengo innocenti ed imbrogliati i cittadini che hanno siglato mutui a tasso variabile e li difenderò, invitando l’opposizione a fare lo stesso.

(c) 2006 Carlo Pelanda
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