La preparazione della legge finanziaria sta procedendo in un caos di annunci e smentite. Ma tra poco vi sarà una proposta precisa per obbligo di calendario. Possiamo immaginarla? Certo, la politica economica del governo Prodi avrà un indirizzo economicamente irrealistico combinato con quello ideologicamente classista. Il danno che si prospetta non è solo economico. Riguarda la qualità della nostra democrazia, come qui metterò in luce.
Nelle democrazie moderne destra e sinistra competono per offrire a tutti i cittadini un modello di vita migliore e non solo per far vincere interessi specifici. Tale fenomeno è dovuto alla priorità di conquistare il più ampio consenso ed è il maggiore beneficio del modello democratico. La destra, dove è liberalizzante, deve anche essere credibile sul piano delle garanzie. La sinistra, simmetricamente, deve combinare il suo statalismo con i requisiti del libero mercato. Ciò porta ad offerte interclassiste ed economicamente realistiche e a sistemi politici bipolari convergenti che garantiscono la stabilità. Destra e sinistra sono interpretazioni diverse della stessa missione: ottenere e mantenere il capitalismo di massa. La prima più fiduciosa dei meccanismi spontanei di creazione della ricchezza, la seconda meno. In tale modello la democrazia permette di frenare l’economia quando crea troppi squilibri sociali e di accelerarla quando l’eccesso di tutele comporta impoverimenti. Troppo bello per essere vero? Nelle democrazie anglofone funziona così. Anche nell’esperienza tedesca, dove la rappresentanza degli interessi è mediata da partiti identitari, come da noi, possiamo osservare l’esclusione degli estremismi e la convergenza interclassista e realistica di destra e sinistra. Il centrodestra italiano, pur pieno di magagne e di pulsioni divergenti, ha un’offerta politica interclassista, nella tradizione democristiana, e si ispira al realismo economico. Ma in Italia è successo un grave incidente: una sinistra dominata da logiche classiste ed irrealistiche è riuscita a vincere, anche se per un pelo, le elezioni. La sua componente moderata interclassista e più realistica non riesce a bilanciare l’estremismo. Anche perché un primo ministro debole e cinico attua compromessi sbilanciati a favore dei comunisti invece che contenerne i ricatti. Infatti la maggioranza ha già mostrato di comportarsi come un sindacato e non come un “governo” della nazione tutta. I linguaggi liberalizzanti sono stati distorti in misure punitive del ceto produttivo. Lo statalismo viene esteso e finanziato con più tasse, secondo l’ideologia irriformata della sinistra classista. Per questo è prevedibile che la finanziaria prosegua in tale impostazione. Il danno economico è ovvio, ma quello alla fiducia nella democrazia sarà perfino più pesante. I ceti colpiti la perderanno e ciò ne ridurrà la lealtà fiscale, la moderazione, la comprensione degli interessi dell’altra parte. Si aggiunga che così facendo la sinistra avrà meno risorse economiche per rispondere alla domanda di tutela dei ceti che rappresenta direttamente e alla fine avremo più rancore da una parte e dall’altra. Irrealismo economico e classismo sono il cancro della democrazia perché la impoveriscono e rendono divergenti gli interessi favorendo conflitti ed estremismo. Per questo chiedo ai parlamentari del centrodestra di portare il dibattito sulla legge finanziaria oltre gli aspetti economici e di porre il problema della destabilizzazione e dequalificazione della nostra democrazia a causa del classismo. E di pretendere la televisizzazione del dibattito parlamentare affinché la nazione sappia.