Nel secondo trimestre il Pil italiano è cresciuto dello 0,5%, nel primo dello 0,7. Come più volte anticipato su queste pagine già nel 2005, quando si smontava la propaganda catastrofistadella sinistra, l’industria italiana è riuscita ad adattarsi alle nuova competizione globale, aiutata dalla ripresa in Germania, dalla domanda stellare in Cina e buona in America, da un periodo di cambio non troppo elevato dell’euro sul dollaro e da un governo Berlusconi che è riuscito a non deprimere la capacità delle imprese nonostante la crisi europea tra il 2002 ed il 2004. Prodi dirà che è merito suo e tanta bella stampa dimenticherà gli articoli declinisti. Lasciateli perdere, come si fa con i fessi. Anche perché lo scenario futuro mostra problemi più seri. Nel secondo semestre del 2006 e nel 2007 le condizioni di sistema peggioreranno. Potrà lo sgangherato governo di sinistra assorbire senza troppi danni la contrazione per cause esterne, come fece quello Berlusconi, oppure la amplificherà?
La botta peggiore è venuta dall’aumento dei tassi e dall’annuncio che la Bce li alzerà ancora. Aumento dei costi interni a parte, con notevole impatto sui consumi e sulla spesa per interessi, tale politica monetaria, per inciso esageratamente restrittiva, ha riportato il cambio dell’euro troppo in alto sul dollaro, attorno all’1,28. Le aziende esportatrici hanno imparato a vendere nell’area del dollaro anche a cambio sfavorevole, ma vicino ed oltre l’1,30 avranno problemi. Per lo stesso motivo, oltre a quello di una maggiore tassazione nel 2007 che penalizzerà i consumi, la ripresa in Germania ripiegherà su se stessa. Ipotesi rafforzata dalla probabile contrazione dell’economia americana e conseguente riduzione delle sue importazioni. Altre botte potranno venire dall’impennata dei costi energetici. In sintesi, si apre uno scenario recessivo con probabilità di minori export e consumi interni. Niente di grave. Ma in tali condizioni future basterà sbagliare anche di poco per creare seri guai di peggioramento della tendenza recessiva. Il punto principale è la fiducia di imprenditori, artigiani, commercianti e professionisti. Durante il governo Berlusconi avevano la certezza che le tasse non sarebbero salite e che il governo era amico. Ciò ha contato moltissimo. Ora il motore sociale che crea ricchezza ha la certezza che sarà tartassato o danneggiato, dopo il decreto Visco/Bersani e la prova della forza condizionante della sinistra tassista su quella moderata. Le aziende temono che la promessa riduzione del costo del lavoro, anche se fatta, sarà irrilevante. Padoa Schioppa, invece di annunciare il sostegno ai consumi interni gravati da più spesa per interessi sui mutui e costi energetici crescenti, mantiene annunci che indicano la priorità del rigore di bilancio anche se impoverirà gli italiani. E non annuncia l’unica cosa veramente utile sul piano del rigore contabile, cioè un’azione “patrimonio contro debito” per contenere l’aumento del secondo, arrivato a cifre record. Visco, invece di rassicurare i risparmiatori, sta preparando il sistema di controllo totale preventivo su qualsiasi loro transazione economica, oggi possibile grazie alla tecnologia e legittimato dal decreto detto sopra. Ciò sta aumentando, per paura di vessazioni, la fuga dei capitali verso santuari esteri ed il ritorno generalizzato al “nero”. Cosa che ridurrà il ciclo di capitale in chiaro con effetti depressivi sul gettito. In conclusione, il governo di sinistra sta riducendo la fiducia economica, ovvero la propensione alla spesa, agli investimenti, ecc. Il punto che a sinistra o non possono, per incompetenza, o non vogliono, o per ideologia, capire è che la fiducia è il fattore di substrato che permette ad un sistema economico di reggere nei momenti di difficoltà. Infatti il governo non la sta creando, per giunta togliendola a chi crea ricchezza. Senza questa fiducia il sistema sarà meno reattivo di fronte alla contrazione o comunque produrrà meno ricchezza di quello che potrebbe. Quindi il governo Prodi sarà certamente un fattore peggiorativo del ciclo recessivo che abbiamo davanti a noi. Non vedo cosa aspettiamo per mandarlo a casa.