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Carlo Pelanda: 2006-2-13il Giornale

2006-2-13

13/2/2006

La questione della correttezza democratica

Il Presidente della Repubblica ha invitato i partiti alla correttezza. Probabilmente intendeva la moderazione dei toni. Ma la “correttezza” nella preparazione al voto in una democrazia è qualcosa di più. Riguarda la possibilità per un elettore di votare un progetto di governo talmente chiaro da permettergli di valutarlo in relazione ai propri interessi e visioni del mondo. Su tale piano di “correttezza sostanziale” c’è un enorme problema. Mentre il centrodestra riesce a precisare in modo accettabile la propria offerta politica, la sinistra rimane del tutto opaca. E per questo c’è il rischio che la qualità della nostra democrazia si riduca per un fenomeno di distorsione degli interessi: l’elettore che vota contro se stesso perché sviato da un’offerta ambigua. Nella sua veste di arbitro/regolatore chiedo a Ciampi di valutare tale questione di fondamento del sistema democratico.

Ciampi potrebbe cestinare queste righe perché le scrive un commentatore schierato apertamente con il centrodestra, quindi sospettabile dell’ennesima argomentazione partigiana. Lo prego di non pensare così. La preoccupazione sulla distorsione della democrazia è sincera e deriva dal mio lavoro di ricerca nel programma Democrazia attiva/Active Democracy. Dove si studia come diffondere la democrazia nel pianeta, ma proprio per questo anche come mantenere ben funzionanti le democrazie in atto. Cosa difficilissima perché i dati sullo stato corrente delle democrazie a livello globale mostrano in tutte sintomi di degenerazione. Da noi il sistema democratico non ha mai funzionato in pieno per l’eccesso di mediazione dei partiti tra cittadino ed istituzioni. Ma proprio per questo, in attesa della possibilità di avere una Costituzione migliore, è cruciale incanalare entro argini il potere illimitato dei partiti di fare cose diverse da quelle promesse. Berlusconi, pur discutibile la nuova legge elettorale, ha contribuito alla qualificazione della nostra democrazia inaugurando la formula del “contratto” chiaro, valutabile a consuntivo. Ma la sinistra continua a cercare il vantaggio elettorale nella mancanza di trasparenza. Sta formulando, infatti, in modo ambiguo il proprio programma su questioni fondamentali sia per i valori sia per gli interessi. Al riguardo dei primi ho visto personalmente dei cattolici assolutamente convinti che mai l’eventuale governo Prodi farà passare misure contrarie alla loro visione. In merito ai secondi molta gente ritiene che Bertinotti non riuscirà ad imporre la tassa patrimoniale. Per questo voteranno a sinistra insieme a gente che vuole aborto, matrimonio gay, patrimoniale e similarità comuniste. Tralascio altri temi quali l’enfatizzare la pace senza precisare come, l’europeismo senza specificazioni, ecc., perché il modello di programma adottato a sinistra mi sembra evidente: deve essere sufficientemente ambiguo per non svelare che contiene offerte politiche opposte. Ed infatti viene precisato solo in alcuni punti secondari allo scopo di contrastare sul piano della retorica televisiva questa critica. Il problema: un elettore che vota a sinistra potrebbe trovarsi non solo qualcosa di diverso nei fatti, ma perfino di totalmente contrario ai suoi valori ed interessi. E questa è una distorsione gravissima del metodo democratico. Da segnalare perché perseguita intenzionalmente con lo scopo di oscurare la verità di una coalizione che contiene di tutto ed il suo contrario. Si potrebbe dire che il problema non esiste perché l’elettore può valutarlo da solo e se non lo fa merita di essere imbrogliato. Vero, in teoria. Ma in pratica gli studi mostrano che le democrazie hanno bisogno di istituzioni tutoriali per aiutare la gente a discernere. Quali? La libertà di stampa è il garante principale della verità. Ma da noi la stampa parteggia. Quindi proprio in Italia, per rinforzare la qualità democratica, servirebbe un obbligo più forte dei partiti, e coalizioni, a precisare in forma contrattuale e trasparente la loro offerta elettorale. E’ semplice: basta dire a Prodi di stilare un contratto preciso, confrontabile con quello di Berlusconi. Cerchiamo di essere una democrazia corretta dove nessuno possa imbrogliare gli elettori.

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